Il DIRITTO al LAVORO

L’art. 4 della Costituzione stabilisce che: “La Repubblica italiana riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto

Ma, nonostante il precetto costituzionale ed i proclami del governo nazionale e regionale, non ci sono adeguate politiche attive del lavoro soprattutto per i giovani.
Notiamo proclami e incontri di gruppi politici su “piani giovani’’ o “garanzia giovani’’, ma l’incrocio tra l’ offerta e la richiesta di lavoro da parte di aziende, imprese e ditte non lascia ben sperare.La crisi ovviamente colpisce tutti, soprattutto alcune categorie, come gli ex detenuti.
Negli anni scorsi, quando la recessione non era grave come oggi, ci furono in accordo con il Ministero di Grazia e Giustizia, gli Enti Locali e privato sociale una serie di progetti che intendevano favorire il reinserimento e il recupero degli ex detenuti, che espiata la colpa volevano trovare lavoro.
Qualche giorno fa ho visto deludere le aspettative di un giovane che dopo avere scontata la pena desiderava onestamente inserirsi nel mondo del lavoro. Il risultato fu umiliante per il giovane.
Gli enti pubblici e le aziende private ad essi collegate, invece di promuovere l’inserimento lavorativo per i soggetti svantaggiati (ex detenuti) hanno preferito (chissa’ perché) fare protocolli di legalita’ con la Prefettura, eliminando dalle liste chi aveva compiuto reati, di fatto chiudendo la porta a questa sfortunata categoria. Il risultato di queste politiche è ovvio: respingendo i soggetti svantaggiati e non attivando protocolli d’intesa e incentivi alle imprese che assumono, i nostri sfortunati cittadini sono di nuovo facile preda della criminalita’.
Potrei raccontare decine di storie di ragazzi che sono stati licenziati e non piu’ ripresi al lavoro per avere commesso piccoli reati. Recentemente il Comune di Catania ha siglato un protocollo d’intesa per questi soggetti, ma sono sicuro che non accadra’ nulla. Del resto sono gli ultimi della societa’ e quindi la precedenza va ad altre categorie di disoccupati.

Cosa si dovrebbe fare?
Per tutelare il diritto al lavoro degli ex detenuti è necessario il concorso di tante figure professionali, che devono lavorare insieme, per non lasciare il percorso a metà. Cosa che accade quasi sempre. Infatti, il detenuto da solo, se non dotato di grandi risorse (sociali, familiari, economiche) è molto difficile che riesca a concludere il tragitto di reinserimento. Ricade nella maglia dell’illegalita’. Se si vuole fare qualcosa, vanno date in primo luogo risposte integrate e coordinate tra tutti gli operatori del privato e del pubblico, sia del Ministero della Giustizia sia degli Enti Locali. Non è possibile pensare a prassi standardizzate che alla fine non portano che a sistematici fallimenti.
Il reinserimento è un percorso che deve essere creato ad hoc per il singolo individuo, con l’opportuno coinvolgimento sinergico di tutti i soggetti istituzionali coinvolti, nel rispetto delle procedure burocratiche e delle regole,ma soprattutto nel rispetto della persona e dei suoi principi.

Purtroppo ad oggi si è fatto poco nonostante proclami, convegni, iniziative politiche.oraziodantoni_443_02
Il carcere non educa e chi esce, tranne rare eccezioni, ritorna a delinquere.

                                                                                     


Orazio D’Antoni

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