La disperazione di tanti lavoratori usciti con violenza dal mondo del lavoro. L’incertezza del futuro, il mutuo della casa rinviato per qualche mese, i sogni infranti e la vita stravolta di tante normali famiglie. Cosa passa per la testa di un bravo padre di famiglia quando improvvisamente apprende di aver perso il lavoro?
Mille pensieri, mille progetti infranti, la famiglia, i tanti propositi che si vanificano dinanzi all’indifferenza della gente o dei tanti pseudo datori di lavoro che pensano solo ai propri interessi e al profitto personale. Uomini ultra cinquantenni, dignitosi con gli occhi persi nel vuoto, pronti a ricominciare anche con lavori umilianti pur di portate un pezzo di pane a casa.
Ma si può arrivare a morire per disperazione solo perchè si è perso il lavoro?
E’ accaduto a Catania dove un onesto padre di famiglia licenziato e costretto dalla disoccupazione ad inventarsi un lavoro di ambulante ovviamente abusivo, viene redarguito dai vigili e invitato ad andare via dalla piazza dove vendeva della frutta.
La reazione dell’uomo è estrema: si dà a fuoco davanti a tanta gente attonita. Morirà dopo qualche giorno in ospedale.
Ho notato con mio grande disappunto che questo gesto è passato senza una reazione forte da parte delle Istituzioni.
E’ pur vero che ci sono state alcune manifestazioni e proteste dei sindacati e gli organi di stampa hanno riportato ampiamente la notizia. La città, la gente è rimasta indifferente a questo dramma. E’ come se fosse ormai rassegnata.
Mi sarei aspettato una reazione corale, una protesta massiccia civile e commossa per un uomo suicida per aver perso il lavoro, o per i tanti piccoli imprenditori costretti a licenziare e chiudere perché caduti nelle maglie dell’usura. Una grande mobilitazione di tutti per il lavoro per far prevalere le ragioni dei disoccupati e delle loro famiglie.
Nulla è accaduto. Tutto in brevissimo tempo è tornato come prima.
Dimenticato.
La città che conta, quella delle caste e delle lobby non ha minimamente reagito. Prevale la solita ipocrisia che contraddistingue questa città da sempre, la prevalenza sono gli interessi personali e l’arricchimento anche contro le normali regole della convivenza, della solidarietà umana e dell’etica.
E la città?
Affoga nella disoccupazione e nella povertà.
Orazio D’Antoni