Carissimo Orazio,
Ti seguo sempre su “ad Gentes” e più volte mi è venuta voglia di intervenire sulle riflessioni da te lanciate.
Prendo spunto dalla ultima pubblicazione sull’argomento: disoccupazione ed il decalogo di Sicilia Democratica. Oggi non c’è dubbio che il problema più importante che deve affrontare il paese, ed in particolare la Sicilia, è la disoccupazione, soprattutto quella giovanile che fa registrare una percentuale altissima, che nella nostra regione ha raggiunto il 55 %.
Credo però che dichiarazioni di principi, analisi ed appelli non siano più sufficienti.
E’ tempo di agire, e quindi il problema della disoccupazione occorre affrontarlo concretamente, purtroppo non per risolverla ma per alleviarla e ridurla, creando posti di lavoro.
Non è più possibile immaginare assunzioni nei servizi. I bilanci dello Stato, della Regione e degli Enti locali non sono più in grado di permetterlo e tutti gli organici dei vari Enti sono di gran lunga superiore al dovuto (salvo rare eccezioni) e si dovrebbe quindi prevedere eventualmente una loro riduzione per liberare risorse da reinvestire in attività produttive e infrastrutture mancanti.
Una Regione che ha 22.000 dipendenti, circa 20.000 precari, circa 12.000 forestali ed inoltre addetti alla formazione, addetti 118, dipendenti partecipate, ecc. che assorbono circa il 90 % del bilancio, non può permettersi assolutamente ulteriori incrementi. Piuttosto andrebbe ridefinita la pianta organica, su un concetto di ZBB ( Zero best budget ) come viene fatto nelle imprese private quando si pone l’esigenza di ridurre i costi, e riallocare le risorse eccedenti in un servizio in altro carente riqualificandole e prevedendo un piano di esodo.
Quindi l’unica possibilità che può determinare la crescita l’occupazione è legata agli investimenti pubblici e privati che possano creare nuovi posti reali, produttivi e non fittizi . I primi sono legati ai piani di intervento europei, e solo se recuperate somme dalla spesa corrente con la riduzione dell’eccessivo carico dovuto al personale, mentre i secondi sono legati alle iniziative degli imprenditori e dei privati in genere. Ma a frenare entrambe vi sono differenti problematiche. Una su tutte la burocrazia che mi presto ad affrontare con casi pratici.
Oggi questo è il vero freno allo sviluppo ed all’occupazione. Per essere concreto e non generico rappresento tre casi che personalmente stò viverndo che fotografano il danno arrecato alla burocrazia sia all’occupazione che alle casse del paese.
Ho presentato, nell’ottobre 2011 per conto di una impresa di Catania del settore ambientale, due progetti soggetti a Autorizzazione Integrale Ambientale. Predisposta tutta la documentazione in 7 copie per tutti gli Enti ( si badi bene ben tre copie a tre differenti assessorati della stessa Regione ciascuno dei quali ha fatto osservazioni e richiesta di integrazioni per problematiche non di sua competenza), ad oggi, dopo oltre 3 anni, siamo ancora in attesa del parere dell’ufficio VIA, primo gradino, per poter successivamente procedere con la conferenza dei servizi.
Comune di Catania. Per il cambio di destinazione urbanistica di un immobile da deposito a garage, senza la necessità di alcuna modifica né adeguamento igienico sanitario, la pratica avviata nel novembre 2013 ha ottenuto il relativo certificato di agibilità al cambio d’uso solo il 3 gennaio 2015. Ma non è finita. Ovviamente per avviare l’attività occorre adesso la SCIA , appena avviata, con una tempistica non nota.
Comune di Gela. Nel marzo 2010 vengo chiamato per supportarlo nell’adeguamento di un precedente progetto da presentare a fronte dell’asse VI linea di intervento 6.1.3.6 del piano POR-FESR Sicilia 2007 – 2013. Essendo un progetto già pronto per altra linea di finanziamento, solo da adeguare alle nuove procedure burocratiche ma cantierabile come richiesto dal bando, lo si riusciva a presentarlo il 30 marzo 2010. A seguito di analisi sull’ammissibilità dal finanziamento, conferenze di servizio, integrazione della documentazione, richiesta di modifiche da parte dell’assessorato ambiente della regione, inserimento tra le opere finanziabili, ad oggi non è stato emesso il relativo decreto, non è quindi partita la gara di appalto e probabilmente si perderà la relativa somma di finanziamento europeo. Ciò ha significato la non creazione di posti di lavoro sia a tempo determinato, per le maestranze che avrebbero dovuto realizzare gli investimenti, sia a tempo indeterminato per quelle che sarebbero state assunte per la gestione delle iniziative.
Collateralmente va considerato che, al di là della non creazione dei posti di lavoro, lo Stato e la Regione ci hanno rimesso : l’IVA su lavori e materiali, la tassazione sul reddito di impresa, la tassazione sulla fatturazione per la vendita dei servizi relativi, la tassazione sul reddito da lavoro del personale dipendente, i contributi previdenziali ed in parte l’IMU.
Ritengo che oggi occorra un impegno serio delle forze politiche nell’affrontare il problema, partendo da casi concreti, come quelli esposti, per intervenire su quei meccanismi burocratici (leggi, regolamento, decreti, procedure interne) al fine di semplificare e ridurre gli adempimenti amministrativi, evitare sovrapposizioni di pareri, ridurre le competenze e comunque definire tempi vincolanti sul rilascio delle autorizzazioni con il silenzio assenso in caso di superamento o penale per il personale.
Purtroppo nel decalogo di Sicilia Democratica c’è molto su fattori culturali, nulla su azioni concrete per la creazione di posti di lavoro produttivi, e quindi duraturi, ed in particolare nulla sul problema della semplificazione amministrativa che ritengo l’elemento oggi più critico anche rispetto a quello finanziario.
Con affetto e stima
Gregorio