Il recente caso della neonata morta dopo il parto e la inutile ricerca di un reparto di neonatologia negli ospedali catanesi, dimostra che la sanità regionale, vuoi per i tagli di risorse, vuoi per i piani di rientro, è sicuramente in crisi. E’ mia opinione, però, non dare la colpa solo ed esclusivamente all’imperizia dei medici ma piuttosto ad un sistema sanitario regionale che per mancanza di risorse e di organizzazione fa acqua da tutte le parti.
Nell’Aprile del 2009 l’Assemblea Regionale Siciliana approvò dopo lunghe articolate sedute in Commissione Sanità e poi in aula una buona legge,la legge 5 del 2009. Anch’io partecipai alla stesura e alla approvazione da deputato regionale.
Numerose erano le novità, tra le tante l’attivazione delle reti specialistiche: cardiologiche,infettivo logiche, neurologiche, neonatologiche, etc che avevano l’obiettivo di fare sistema e di rendere efficaci e sicure le prestazioni migliorando così lo standard della qualità e della sicurezza in molte patologie. L’attivazione di linee guida e di protocolli contribuiva anche a rendere più sicure le prestazioni anche quelle complesse.
Sono passati molti anni ma poco è stato fatto e molto resta da fare, paradossalmente sarebbe necessaria anche una revisione della legge.
E’ di qualche mese fa la pubblicazione dell’Assessorato Regionale alla Salute di una nuova rete ospedaliera che sopprime o accorpa reparti e chiude piccoli ospedali o li converte in reparti di lungodegenza e in poliambulatori, generando le proteste dei sindaci e della gente.
Riconosciamo le ragioni ma è pur vero che gli ospedali piccoli con minori prestazioni sono sicuramente meno sicuri per la salute. Il sistema piu’ efficace, che peraltro è previsto nella Legge 5, è quello dell’Hub e dello spoke cioè di un centro di altissima specialità di primo livello collegato ad un centro più periferico di secondo livello pronto a trasferire il malato che richiede cure piu’ complesse e assistenza specialistica di alto livello.
Ma c’è di più.
La mancata attivazione dei posti letto, anzi la riduzione e la soppressione dei letti per acuti e di reparti negli ospedali pubblici, l’assenza di turnover degli infermieri e dei medici,la diminuzione drastica di risorse per l’acquisto di attrezzature e servizi voluta dai piani di rientro e dal governo nazionale, ha causato un calo degli standard e della sicurezza del malato.
E’ notizia recente di una vibrata protesta di operatori del settore, ma anche di sindacati,consumatori per spingere il governo nazionale a una revisione delle misure dei piani di rientro delle regioni e ad espletare i concorsi, per assumere infermieri, medici.
Certo paghiamo anni di sprechi e di spese folli dovute non solo a scelte scriteriate della politica, è condivisibile un razionalizzazione e ottimizzazione delle poche risorse disponibili ma è inevitabile che così chi ne fa le spese è il malato.
La malasanità non può essere attribuita e ricondotta solo ed esclusivamente al medico di turno se la politica ma soprattutto la burocrazia non attiva ciò che è previsto dalle leggi.
Non dobbiamo e non possiamo piangere un’altra Nicole
Orazio D’Antoni