Storia di un territorio, storia di una Nazione

Con Riposto vecchio e Riposto nuovo, lo storico Salvatore Spina vuole rispondere –e riesce nell’intento– ad un invito lanciato, già da molti anni, dal prof. Giuseppe Giarrizzo: «Riposto cerca la sua Storia, costruiamola!»

E’ comprensibile come difficile può essere il processo di costruzione della storia di una realtà economica e culturale, di un paese, quale fu Riposto, in un periodo storico zeppo di eventi che modificarono la concezione e la percezione della cultura, dell’economia e del sapere, se pur in un modo inconsueto da molti punti di vista, rispetto alle regioni del Nord Italia.

Ultimamente, come di recente ha fatto Pino Aprile con “Terroni” – Controstoria dell’unità d’Italia (di Gigi Fiore), si sta rivalu-tando e smentendo, forse romanzando un po’ la realtà storica, quell’immagine che designa, stereotipandola, l’Italia del Sud come un luogo in cui non si sviluppò un’ economia dinamica e propulsiva, e che continuò a sguazzare fra corruzione e retaggi feudali. Abbiamo scoperto invece, proprio attraverso le letture di questi piccoli gioielli di letteratura storica, come piccole realtà del Sud si aprirono ai commerci internazionali, così come gli acclamati “Principi Mercanti” dell’omonimo saggio di Luigi Einaudi del 1897 riguardante le imprese dei piccoli imprenditori del Nord che, armati di speranza e buona volontà, si affermarono esportando in Argentina ed in Brasile i prodotti made in Italy. Riposto col suo porto divenne scalo di prodotti made in Sicily (vino, legna, liquori e prodotti della terra) provenienti da tutto l’hinterland ionico-etneo, che da qui partirono per essere furono esportati nelle grandi capitali europee, ma anche nell’America Latina.

Il lavoro di Salvatore Spina è frutto di un’analisi critica che mira alla ricostruzione dell’assetto urbanistico del territorio costiero della contea di Mascali, seu contrada dello reposto vecchio, territorio che, tra Sei e Settecento, vide un vero e proprio processo di ‘colonizzazione’ da parte di ricchissimi e potenti borghesi acesi. Nella fattispecie, l’indagine guarda a Giovanni Calì e Geronimo Pasini, considerati i protagonisti di quella specificazione territoriale che segnò –e ancora segna– la vita di tutta la comunità ripostese. Giovanni è il fondatore della Chiesa della Madonna della Sacra Lettera, la più antica di Riposto, considerata, da tutti i ripostesi, il simbolo della propria religiosità ed identità. Geronimo, dall’altro lato, è l’artefice del processo di lottizzazione e inurbazione che consentì lo sviluppò del quartiere Scaricello (piccolo scalo). Due quar-tieri, quindi –Scalo Grande e Scaricello–, che tracciano la storia territoriale per tutto il Settecento e che diventano, nel corso dell’Ottocento, i poli commerciali marittimi di tutto l’hinterland: Riposto porto dell’Etna. Scalo grande e Sca-ricello sono, in definitiva, Riposto vecchio, il nucleo più antico del territorio mascalese e il nucleo nuovo che ad es-so si accosta, ovvero il territori che collega Riposto con i vicini Comuni di Giarre e Mascali: Riposto nuovo è Riposto dell’Ottocento.

La disamina tocca anche la borghesia che rese nota Riposto agli occhi del mondo: Salvatore De Salvo fu il più grande im-prenditore di prodotti vitivinicoli della realtà orientale della Sicilia. Il suo nome è conosciuto in tutto il mondo, egli sarà grande protagonista del commercio del vino ed, sebbene indirettamente, contribuirà alla promo-zione del territorio da cui aveva ricevuto i natali. La sua morte improvvisa spezzò ogni speranza, mentre Riposto, guidato dal figlio Placio, cominciava ad aprirsi sempre più ai commerci e ad ampliare il mercato su cui collocare i propri prodotti attraverso la costruzione del Porto artificiale, che dal 1906 permise un notevole incremento dei traffici.

Attraverso questi scritti, forse più veritieri anche se meno coloriti rispetto ad altri romanzi, si potrebbe realmente ricostruire quell’immagine perduta nei preconcetti e nelle etichette, di un Sud Italia spesso viene connesso tristemen-te a cliché surreali, per autorizzare, anche in questo modo,  i mancati interventi politici ed economici, di cui il Sud ha ancora bisogno.

Leggere saggi storici, impegnati per riportare a galla le di-namiche socio–economiche di artigiani e imprenditori pic-colo-borghesi che rischiarono  il proprio capitale per porta-re ricchezza e stimolo, ci soddisfa e ci fa illudere che tutto possa ritornare, magari proprio in questi momenti di crisi, come una volta.   (Tascabili BONANNO – 2011 – Euro 10,00.)

 

Salvo Vecchio

 

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