Le cronache politiche dei giornali e delle televisioni nazionali hanno riportato le notizie delle dimissioni dell’assessore regionale alla sanità Lucia Borsellino a seguito di una presunta intercettazione telefonica tra il presidente Crocetta e il suo medico personale .
La frase detta (o non detta)era quella ‘’di eliminare la Borsellino come suo padre’’Cosi’ diceva a Crocetta il suo medico personale. E’ emerso dalle altre intercettazioni, uno spaccato della sanità siciliana diverso da quello che ci volevano far credere.
Le scelte non sempre erano dettate da imparzialità e rigore ma condizionate da influenze non molto adamantine e tutte provenienti da una cerchia ristretta vicina al presidente.
Il dato politico è disarmante, è una bocciatura a tutto campo dell’azione politica e dell’operato di questo governo negli ultimi due anni. Registriamo una totale assenza di programmazione sul futuro della Sicilia, una crisi quasi irreversibile dove la disoccupazione è alle stelle, le imprese chiudono e più di prima le famiglie avvertono le difficoltà economiche. Crocetta voleva fare la rivoluzione, ha smontato sistemi che nel bene e nel male davano lavoro a migliaia di famiglie non riuscendo più a rimontare il sistema. Una rivoluzione mancata. La formazione, i precari, le provincie, i trasporti, la Sicilia spaccata in due dall’autostrada Catania Palermo interrotta dal dissesto idrogeologico.
Il problema non è andare subito alle elezioni, ma costruire un progetto politico alternativo, serio e ampio, collaborando con le forze politiche che si identificano in questo processo virtuoso.
Il nemico in questo momento è l’antipolitica.
Non si può consegnare la Sicilia a chi fa della demagogia e del populismo un mestiere.
Dobbiamo creare le condizioni affinchè ci siano prospettive diverse per il tessuto economico e produttivo, non può farsi occupazione con il ‘’reddito di cittadinanza’’ ma con le imprese che devono riprendersi, crescere e tornare ad assumere.
Peraltro molti anni fa, una forma di reddito di cittadinanza fu già sperimentato negativamente nelle grandi città. Si chiamava ‘’reddito minimo d’inserimento lavorativo’’ fu un fallimento e uno spreco di risorse.
I fondi europei con la nuova programmazione 2014-2020 rappresentano l’ultima spiaggia per una ripresa che si presenta difficile e improbabile. C’è una capacità programmatoria ?
Credo allora, che la Sicilia abbia bisogno di un alleanza ampia per governare bene e al pieno, superando steccati ideologici, nell’interesse prioritario dei siciliani.
I siciliani potranno scegliere con lo strumento delle primarie un candidato che li rappresenti tutti e che sia capo di un alleanza che punti alle riforme sostanziali e strutturali della Sicilia.
La Sicilia deve ripartire
Orazio D’Antoni