E’ vero che è una città in grande sofferenza . Una città che ha perso la bussola e naviga a vista.
Non è solo il problema della crisi delle grandi città del meridione alla prese con problemi economici e finanziari o i ridotti trasferimenti dello Stato e della Regione. Credo che sia un problema culturale, di sfiducia e disinteresse verso le Istituzioni.
Noto tra la gente un assenza di entusiasmo ,di operosità, di voglia di progettare, di fare impresa, di puntare su stessi, sulla fantasia, o su le risorse ambientali e naturali del nostro meraviglioso territorio.
Una pericolosa quasi irreversibile rassegnazione, silente e serpeggiante. Colpa della crisi?
Catania non è più la città “sperta”, intraprendente? La “spirtizza’’ negli anni passati creava sviluppo e benessere. Era solo fiuto imprenditoriale, era la Catania del Sud. Certo con lo sviluppo cresce anche la criminalità organizzata spregiudicata e violenta che il più delle volte si sostituisce all’imprenditoria sana .
Non è la mia un analisi sociologia, ma il declino di questa città inizia quando le regole vengono sovvertite da una progressiva crescita esponenziale della ‘’spirtizza’’ che è prevaricatrice e diventa virulenta in tutti i gangli vitali della città.
L’ imprenditoria, l’economia, la politica, la cultura, la scuola, l’informazione non ne sono immuni.
Tutti contro tutti. I soliti furbi ad accrescere il potere e le ricchezze, a mantenere le rendite di posizione in tutti settori. Il resto della città in sofferenza. Sino ad oggi una parabola discendente che trascina Catania negli ultimi posti della qualità della vita in Italia.
Catania è una città bellissima. Il momento storico è complicato e difficile. L’economia è ferma e le risorse poche, la sfiducia per le Istituzioni è diffusa, i migliori emigrano. Soffre l’economia, la riqualificazione urbana, lo sviluppo sostenibile, la cultura,il turismo, il welfare, l’ambiente, le periferie, la solidarietà.
Quale potrebbe essere un nuovo modello di città?
Il senso civico è scarso, il rispetto per la cosa pubblica quasi nullo. Le occasioni di lavoro ai minimi termini, i giovani emigrano all’estero. L’equità sociale è una chimera. E’ opportuno ristabilire etica, regole e sicurezza,f avorire il cambiamento culturale coinvolgendo i cittadini anche i più riottosi e insensibili. La collaborazione civica oggi quasi assente, deve ritornare ad essere presente cominciando ad avere fiducia, ad esprimersi, a collaborare, ad organizzarsi e a confrontarsi ad operare e lavorare per il bene comune. La nuova classe imprenditoriale deve imparare a rischiare e non essere perennemente assistita e protetta dalla politica e dal malaffare.
Oggi credo che il momento è favorevole per questi processi di partecipazione e trasformazione sociale. Chi ci amministra non può ripetere ancora l’errore del passato, cioè quello di utilizzare la città per le proprie ambizioni politiche personali.
Non esistono terze vie politiche, ma attuare da subito un radicale cambiamento culturale e un approccio politico e amministrativo libero da condizionamenti mediatici, o da annunci non seguiti da fatti, libero da influenze di lobby e potentati.
Un bagno di umiltà, ascoltare i bisogni, le speranze e i sogni dei cittadini e non cedere a riti autocelebrativi inutili per la città.
Orazio D’Antoni