Il piano per l’accessibilità, ovvero una città per tutti.

Esiste a Catania ? Ma cosa sono i P.E.B.A.?

accessibilitaI Piani per l’Eliminazione delle Barriere Archi­tettoniche nascono nel 1986. Nella legge finanziaria di quell’anno (la legge 41/86) si celava infatti l’ob­bligo, per tutte le amministrazioni pubbliche, di dotarsi di un piano per i propri edifici di pubblico acces­so non ancora messi a norma per quanto riguardava l’accessibilità.

La legge richiedeva che tali pia­ni fossero conclusi entro un anno dalla entrata in vigore della legge stessa; ma allora si mossero davve­ro in pochi. La legge-qua­dro sull’assistenza, l’integrazione e i diritti delle persone handicappate (la 104/92) stabiliva che i piani fos­sero modificati con integrazioni relative all’accessibilità degli spazi urbani, con particolare riferimento all’individuazione e alla realizza­zione di percorsi accessibili, all’in­stallazione di semafori acustici per non vedenti, alla rimozione della segnaletica installata in modo da ostacolare la circolazione delle per­sone handicappate.

Poche sono state le città e le regioni che si sono dati piani e risorse per l’attuazione della legge. Perché nessuna grande città si è mai mossa? Catania? Essenzialmente per le difficoltà del tema, soprattutto se allargato all’analisi dell’accessibilità nell’insieme dello spazio pubblico.

Le realtà sono assai diverse da città a città, ma se è vero che in alcuni casi è stato fatto molto per l’eli­minazione delle barriere architet­toniche negli edifici pubblici, nella maggior parte dei casi tanto c’è ancora da fare nello spazio aperto delle città. Nel frattempo è anche cambiato ulteriormente il quadro normativo e, soprattutto, il nostro Paese ha ratificato la convenzione ONU per i diritti delle persone disabili. In questa Convenzione si supera il tema della semplice eliminazione delle barriere esistenti, perché si introduce il concetto che un progetto non deve dunque essere adattato in seconda analisi alle necessità delle persone disa­bili, ma deve essere pensato fin da subito senza creare discriminazioni e determinando fin dalla sua con­cezione originaria la massima in­clusione possibile per chiunque. E’ un cambiamento epocale di men­talità progettuale.

Purtroppo si è indotti a sottovalutare le persone portatrici di seri fattori di­sabilitanti a causa della loro ridot­ta presenza nel nella società e, magari, avendo in testa soprattutto le problematiche lega­te alle esigenze dei disabili motori.

Ma nel frattempo il quadro sociale si è evoluto assai. Le persone disa­bili che reclamano non solo assi­stenza ma il massimo grado pos­sibile di autonomia sono sempre di più come  ad esempio gli ipovedenti.  Il tema del­la disabilità non è relegata solamente ad alcune categorie specifiche e con­clamate, ma tocca sempre più vari strati della popolazione, soprattutto in età avanzata. Più si è avanti nell’e­tà, infatti, maggiori difficoltà sorgono nella mobilità, nella vista e nell’udito, senza fare rientrare automaticamente il soggetto in una patologia conclama­ta. E le difficoltà motorie, poi, possono toccare fasce anche più giovani della popolazione come, ad esempio, nel caso di donne in gravidanza, di perso­ne che abbiano subito una frattura o altre lesioni momentanee agli arti in­feriori o alla schiena, o di persone che portano dei bambini in passeggino.

Nella progettazioni preliminari bisogna, affrontare fin dal primo momento l’argomento dell’accessibilità per tutti, è un approc­cio culturale che non è più rivolto solamente a un 3-4 % della popolazione, ma por­terà benefici a quasi un terzo di tutti i cittadini e i visitatori di un certo luogo.   E  opportuno di pensare dunque non solamente alle persone in sedia a ruote, ma anche a ciechi, ipovedenti e audiolesi.

Si tratterebbe allora di predisporre un piano attraverso il quale si produca uno stru­mento che permetta agli utenti  di valuta­re il grado di accessibilità degli edifici comunali  e non solo anche attraverso lo spazio pubblico e che permetta agli uffici di programmare i necessari interventi di messa a norma per arrivare a un gra­duale completamento della totale ac­cessibilità a chiunque.

L’Amministrazione di Catania e la sua Giunta nella redazione del piano regolatore generale o nella variante del centro storico o nel regolamento edilizio o nelle iniziative dell’assessorato all’Urbanistica vedi ad es.fabbrica del decoro ha de­liberato mai  linee di indirizzo per un piano per l’accessibilità?odantoni

 

 

 

 

Orazio D’Antoni

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