Renzo Piano, grande architetto di fama mondiale e senatore della Repubblica, ha detto: ”Dobbiamo smettere di costruire periferie. Ormai le nostre città sono piene di questi luoghi dove il centro non è più centro, e la campagna non è ancora campagna. Invece di espanderli così, dobbiamo intensificare i nostri centri urbani, fecondando e fertilizzando le periferie. Ovunque ci sono grandi buchi neri da recuperare e trasformare, in modo che questi sobborghi diventino luoghi di civiltà, e non solo posti dove si va a dormire”.
Concordo pienamente con le parole di Renzo Piano e mi permetto di fare delle valutazioni sulla mia città Catania.
- La prima è che nel piano regolatore che dovrà adottare il Consiglio Comunale è previsto un incremento di vani cioè di costruzioni quindi di cemento: ciò significa che in teoria tutto dovrebbe essere legato ad un aumento del fabbisogno collegato a un incremento della popolazione. Risulta invece dai dati anagrafici un sostanziale decremento della popolazione.
- Già nel lontano 1993, il Prof. Cervellati consulente per il piano regolatore, chiamato dall’amministrazione del tempo, sindaco Bianco, dichiarò giustamente che la filosofia del nuovo piano regolatore era “si” alla riqualificazione del centro storico e delle periferie, “no” all’espansione. Per quasi ventidue lunghi anni, dopo infiniti dibattiti, conferenze, incontri con ordini, associazioni,cittadini, nelle alterne vicende di un piano regolatore comunale che oggi è diventato per forza di cose metropolitano, lo slogan era ”No alla espansione, si alla riqualificazione”.
- Arriviamo ad oggi e quasi nulla è accaduto se non una sterile approvazione di un piano regolatore del centro storico (sancito anche da una legge regionale) e di un regolamento edilizio.Per il resto molte varianti, molti interventi sostitutivi di commissari ad acta per la realizzazione di programmi costruttivi di cooperative edilizie in aree agricole ai margini dei confini comunali. Nulla di più.
Il risultato ? Degenerazione urbana in alcune arre centrali del centro storico, persistenza di marginalità e degrado nelle periferie.
Vero che la crisi finanziaria e le risorse della Regione e dello Stato sono drasticamente ridotte e poco si è potuto fare; ma una domanda s’impone: le periferie sono un problema o possono diventare una risorsa?
Io credo che essendo terre di confine e spazi di transizione con il centro è opportuno anzi necessario ridare le caratteristiche urbane cioè ricostruire la urbs e la civitas, non dimenticando che proprio li’ si esprimono nuove forme di aggregazione e nuove culture, rapide nella evoluzione e pronte a degenerare.
La soluzione non è l’omologazione ma l’ibridazione,non la costruzione di una città centripeta, che crea a sua volta periferia, ma la promozione di una città multicentrica e plurale.
La cattiva architettura, la cattiva urbanistica, la cattiva politica, certamente; ma, in primo luogo, la cattiva economia è stata ed è ancora la rovina di una città che genera periferia.
Orazio D’Antoni