Ciaramelle e cornamuse, muschio nel presepe e vischio dietro le porte. Sfavillio di luci e arcobaleno di colori. Bianco, rosso, verde; Alberi (veri!) di Natale e Presepi (pochi e con pastori di plastica…). Ecco,il Natale è servito. Sulla tavola un trionfo di dolciumi, panettoni, sotto l’albero, i regali… Doni o pretese? Al posto del gioco a carte, questa volta gradirei che giocassimo in un modo nuovo, anzi antico: qualcuno ricorda come si viveva oltre due millenni addietro ? Come vivevano le Famiglie, l’Avventura della Vita ? Che facevano?…
Non c’era acqua nelle case, non c’erano condomini, strade, ponti, TV e ferrovia, treni, auto, aerei e play station, i-phone. Vestiti?… pochi. Niente comodità. Ma tra stenti e sofferenze si viveva. C’erano il Tempo, la Speranza che qualcosa stava per accadere, l’Evento. Il periodo dell’Avvento, dell’Attesa erano sentiti. Occorreva preparare la Via del Signore, raddrizzando i sentieri (Isaia) …occorreva attendere la sua Venuta stando svegli, vegliando come sentinelle, perché Viene la Luce.
E sino a pochi anni orsono, esprimendo fede e religiosità popolare, venivano preparate le “Cone”, nei quartieri popolari e periferici. Oggi l’espansione urbanistica, la Società dei consumi, i modi di vivere, hanno quasi allontanato del tutto questa tradizione, cui indubbiamente era legata un’assoluta suggestione. E nascevano preghiere, litanie, giaculatorie. Alcuni gruppi, come i ”Colapisci” ed i “Triquetra”, con a capo i vari Gianni Sineri, Carmelo Filogamo, Santo Privitera e Carmelo Sapienza, Mariella Grasso, Giorgio Maltese, ecc.,veri cultori, stanno riprendendo i ricordi con spettacoli nelle chiese, nei Club-services, nelle scuole.
“Sutta ‘mperi di nucidda
c’è na naca picciridda
ci annacaru lu Bambinu
S.Giuseppi e San Jachinu” i ragazzi, la sera della Vigilia, non c’erano stufe, né condizionatori, ma un braciere di metallo ( ‘ a conca), dove bruciava della legna, aromatizzata, con l’aggiunta di bucce d’arancia o scorza di mandorle, giocavano a inventare rime: “a frutta di la Notti Santa?
ni piaci ma non è tanta.
Sunu cosi di picciriddi,
mennuli, puma e nuciddi”.
E contavano i giorni : “Di Santa Lucia e finu a lu Missia
dudici jorna, cu cuntari sapia”.
Aggiungendo :“ o 4 Barbara, o 6 Nicola, all’8 Cuncetta Maria, o 13 Lucia e… o 25 veni lu Missia” ,
e concludevano così: “ A la notti di Natali
ca nasciu lu bammineddu
e nasciu ‘mmenzu l’armali
tra lu voi e lu sciccareddu!
C’era ‘mpoviru picciriddu,
nenti avia chi cci purtari;
ci purtau ‘ncutidduzzu
ppi tagghiarisi lu panuzzu”.
Gli applausi accompagnavano le riuscite rime e, l’allegria, contenuta, riscaldava gli animi dei presenti.
I più grandicelli recitavano (provate a farlo imitando gli animali indicati) così: (Colombina)..Cuccu ru cù!! (Galletto)..nasciu Gesù !! (Bue)..E unni jè!! (Pecorella).. A Beeettilemmi !! (Asinello).. e vò jemicci, e vò jemiccì !! Familiari tentativi di recitazione improvvisate. Passavano le ore, cresceva l’Attesa del Messia.
Tra chicchi di legumi, “ciciri atturrati”, frutta secca (ficu sicchi e passuluni), e le favole dei nonni, si ammirava il Presepe, semplice, umile, fatto con “lippu”, paglia , “cuttuni sciusu”, carta stellata ed argentata, con la particolare attenzione rivolta ad un particolare pastore-personaggio unico: lo Spaventato della Stella, meglio conosciuto come “lu ‘mprissiunatu di la Stidda”, bruciante di stupore, come colui che stesse vedendo qualcosa che gli altri non riuscivano a vedere. Tra boschi, muschio, lago di carta e cascatelle d’acqua, tutti i sentieri ci incamminavano verso la grotta. Questo umile personaggio, oggi quasi scomparso, sconosciuto ai più, muto com’era, pareva l’unico ad accorgersi della nascita del Figlio di Dio. Del Re dei Re. Oggi nei presepi, sono rimasti tanti pastori di plastica, distratti, veloci a seguire i loro ritmi e normali preoccupazioni giornaliere, tanto da non accorgersi del miracolo……ma E’ ancora Natale?
Sparito lo “ Spaventato di Casebbio”(ecco come si chiamava), con la sua drammaticità, il cappello in mano (viene raffigurato così), ma con la mente e lo sguardo rivolti verso l’Alto, con le sue mute parole ricche di stupore e meraviglia. Sparito, come le cose dei suoi tempi, nocciole, frutta secca e le favole dei nonni… è sparito, ma non senza lasciarci ricordi (e questi li abbiamo già descritti), profezie, storie tra leggenda e verità. La Profezia? Eccola: “ e se decidessimo di inventarci un nuovo Natale?”, senza illusioni, né preconcetti, pronti alla solidarietà, ad accettare i più deboli, semplicemente mettendoci nelle mani di questo bambinello che decide di nascere povero, tra stenti, al freddo, in una grotta, ma che emana una Grande Luce. Che Egli stesso è LUCE: tornerebbero così la serenità perduta, l’umiltà, la pazienza esaurita ed insieme a questi sentimenti tornerebbero le novene, i ciaramiddari di Maletto, Bronte e Maniace, con le loro scarpitte fatte con pelle di pecora,i dolci di Natale, coccellati con noccioline, le nenie e le cantilene, le litanie ed i racconti dei nonni e dei nanareddi (storpiatura di Nonareddi -da novena, ovvero 9 giorni), con il vecchietto orbo suonatore di violino, le Cone addobbate con asparago selvatico (sparacogna) e contornate con l’aureola di arance, limoni e mandarini. Rivivrebbero gli antichi altarini negli angoli più sperduti dei quartieri della città.
Il distratto passante troverebbe un istante per fermarsi e riflettere .
Tornerebbe di nuovo il Natale e sarebbe vera Nascita, anzi Ri- NASCITA.
E’ un passo indietro o un Passo in Avanti ?
Ed infine l’ultimo lascito -qualcosa tra leggenda e storia, invenzione e realtà- qualcuno ha descritto così la storia dello “Spaventato della Stella” : …era nato senza braccia, ma aveva forti gambe e volontà, grazie alle quali superò tutti i pastori diretti verso la grotta. Arrancando, voleva vedere tutto, impressionato com’era dalla moltitudine di pastori accorsi. Passò infine in prima fila, dove vide ciò che lo incantò: un anziano con la barba bianca ed una giovane mamma che contemplava un bambino nudo sulla paglia d’una mangiatoia. Emanava, il neonato, una Luce che illuminava tutta la scena. Più della stella cometa che rischiarava la notte fredda e gelata. Veniva riscaldato da un bue e da un asinello che, alitando i loro fiati, spargevano un pulviscolo caldo ed umido. Sembrava lanciassero in aria coriandoli di stelline. Il nostro pastore, che era muto, seppe soltanto esclamare, sinteticamente, il suo stupore con un “Oooooohhhhhh!” (primo miracolo) …per cui l’asinello, seccato, si rivolse al bue e disse: “ e questo chi è?” -Muuuuuhhhhh! Fece l’altro animale. “E’ venuto a mani vuote, non ha portato niente….” -“Tanto vuote”, disse l’asino,” che nemmeno le ha!”-“Ma..io sono nato così”, (secondo miracolo) replicò lo Spaventato,stavolta… parlando. – “Potevi portare qualcosa sulle spalle, sulla testa, tra i denti”, fece il bue. –“ Vai via! Ordinò l’asino, ragliando. Mortificato da tutto ciò il pastorello stava per andarsene quando, improvvisamente……il Bambino si svegliò,sorrise e, con un cenno della mano, invitò a restare lo Spaventato,che a sua volta cominciò a lacrimare…di tristezza ,di gioia ,di gratitudine? Per tutto!! Perché sentiva spuntargli dalle spalle,le braccia che non aveva mai avuto (terzo miracolo). E quando furono complete delle mani,le alzò verso il cielo,tese e tremanti, spalancandole, per abbracciare l’unico grande dono che poteva portare: la sua Meraviglia ! Anche il Bambino esclamò il suo “ Oooooohhhh!” a conferma della Sua simbiosi, con lui e con noi, della povertà, umiltà e regalità, che nascono soltanto dalla semplicità del cuore di chi ama.
Fu così che da quel giorno il nostro Pastore venne denominato “ Il Meravigliato della Grotta”.
Con i miei più devoti AUGURI
di un BUON NATALE
Piero Privitera