Non vi è dubbio che viviamo un periodo storico difficile.
La crisi economica con le ricadute negative sulle famiglie.
La politica che è sempre più lontana dalla gente. Il referendum sulla modifica della Costituzione con la schiacciante vittoria del No, ha evidenziato il disagio e il malcontento di ampi strali della popolazione. Gli annunci della politica che diventano spot non sono più credibili. La corruzione secondo recenti dati della fondazione Res è diffusa sopratutto in Campania, Lombardia e Sicilia e non più come finanziamento ai partiti, bensì come arricchimento personale. Tutto cio’ è legato all’indebolimento dei partiti politici. La corruzione ruba lavoro e futuro ai giovani.
La protesta della gente sopratutto nelle grandi metropoli è evidente.
La sfiducia nell’Europa è sempre più diffusa .Si avverte un ruolo sempre più subalterno dell’Italia verso altre nazioni quali Germania e Francia. La questione immigrati con i continui sbarchi pesa sempre più sulle ridotte finanze dello Stato. La sensazione che gli immigrati possono sottrarre risorse ai numerosi disoccupati italiani è palpabile.
Le città vivono con le loro periferie gravi disagi e le tutele sociali sono sempre più esigue.
La Regione Sicilia è alle prese con problemi di bilancio ed è costretta ad accendere l’ennesimo mutuo per dare un futuro lavorativo, sempre più incerto, alle migliaia di precari: forestali, addetti della formazione, articolisti. Per non parlare di cassaintegrati, licenziati o lavoratori in mobilità che dal primo gennaio 2017 non esisterà piu’.
E’ ovvio che in questo momento nascono movimenti di protesta e che la strumentalizzazione dei partiti politici è evidente. Vi è una forte conflittualità sociale e politica. Molte Istituzioni sono in palese contrasto tra loro. La coesione sociale e il senso di unità nazionale è sempre meno sentito. Se la Corte Costituzionale si dovesse esprimere positivamente si vota per il referendum sul Job act: sarà un altra valanga di no?
In ultima analisi guai perdere l’ottimismo e la voglia di ricostruire, di rimboccarsi le maniche per promuovere atti di solidarietà concreti verso i più disagiati.
La politica deve mettere in campo etica, rigore e norme per lo sviluppo, tali ridurre definitivamente il gap tra nord e sud e dare prospettive di lavoro e di futuro certo alle nuove generazioni.
Sarà Natale?
Guai se non lo fosse, sarebbe come se Gesù non nascesse di nuovo la notte di Natale.
Buon Natale
e Felice 2017
Orazio D’Antoni