La battuta di Benigni sul traffico di Palermo è ancora un grande classico dello iato che divide il resto d’Italia dalla Sicilia, sulla considerazione di sé stessa. Quel che dall’esterno viene preso come una battuta feroce sulla sottovalutazione del fenomeno mafioso, nella nostra quotidianità è un pensiero costante. La difficile mobilità urbana ed extraurbana è uno degli elementi che ci fa apparire felici di vivere una splendida terra, ma anche infastiditi dalla difficoltà di realizzare quel che altro ve è realtà da decenni.
Non vale solo per il traffico. Vale anche per le fogne, gli acquedotti, le ferrovie, i servizi pubblici. Ma per il traffico abbiamo un pensiero costante perché questo è uno degli aspetti con i quali ci confrontiamo quotidianamente. A voler andare in profondità, è anche intimamente connesso con la mafia e con la sua capacità di controllare il territorio. Più abbiamo possibilità di muoverci rapidamente, più è difficile esercitare un controllo ferreo sul territorio.
Per questo motivo, il completamento delle tratte della metropolitana catanese non può che renderci felici. La connessione dei treni urbani con quelli extraurbani è una logica che può fare solo del bene alla nostra comunità. Resta ancora da connettere città e aeroporto, ovviamente, e anche le stazioni ferroviarie, che paradossalmente restano sganciate in buona parte da questo abbozzo di intermodalità dedicata alle persone. Nonostante Catania sia città che comprende anche l’Etna, questo resta escluso, nonostante l’affidamento al sindaco della città capoluogo della responsabilità di amministrare le politiche intracomunali.
Luci ed ombre quindi, sulle quali si innesta l’unica cosa positiva dell’ultimo ventennio della politica siciliana e cioè una qualche forma di collaborazione continuativa di quanti si avvicendano ai vertici delle amministrazioni locali per obiettivi di lungo periodo. Certo, un maggiore attivismo aiuterebbe. Essere soddisfatti per la realizzazione del prolungamento di una metropolitana, non ci rende felici per quel che riguarda la mancata spesa delle ingenti somme stanziate e disponibili per le fogne o per i miglioramenti delle reti idriche o stradali, ferroviarie o aeroportuali che restano largamente insufficienti, come già sapevamo un decennio fa, senza per questo muovere un dito per risolvere la questione.
Il nostro destino è questo: esprimere soddisfazione, senza riuscire a dimenticare che i pochi buoni risultati avrebbero dovuto essere accompagnati da tanti altri che, in un luogo normale, sarebbero semplice normale amministrazione. Qui diventano motivi di gioia esagerata e pur sempre monca.
Claudio Melchiorre