Diversi amici, consapevoli dei miei trascorsi in Federcalcio, mi hanno chiesto di intervenire, scrivendo qualcosa sulle alterne vicende del Calcio Catania. Che dire? La prima impressione, sulla scorta dei risultati conseguiti è quella di una demoralizzazione collettiva, dunque anche personale. In effetti non è che le cose vadano per il meglio, alla luce di quanto lascia trapelare la Società. Repulisti, stabilità finanziaria, dopo il reale pericolo di un default…nuovi stimoli, attaccamento alla maglia, sacrifici, dura e pura determinazione, lotta, abnegazione, bando alle belle statui-ne, vietata ogni forma di narcisismo, alternative e non sicuri titolari per coloro che dovessero rimanere nei ranghi. Insomma c’è tanto lavoro da portare avanti, per raddrizzare le sorti d’una gloriosa matricola. Probabilmente ab-biamo perso il sentimento comune d’una volta, quello che ci contraddistingueva, ovunque! Non siamo più compatti, e non è colpa soltanto dei tifosi o degli pseudo tali. Ci si sta accontentando di …salvarci. Non ci siamo. Occorre dirlo a chiare lettere. Sopravvivere non è per i colori rossazzurri. Rimandare i sogni di promozione, nemmeno.
Alla luce dei numeri finali (gli unici reali interlocutori d’una considerazione seria) occorre precisare che abbiamo per-duto il primato del minor numero di gol subiti per delle sciocchezze, nonostante avessimo il miglior portiere della categoria, mentre alto è stato il numero degli ammoniti e basso il computo delle reti realizzate. Meno male che un buon gruzzolo di vittorie è stato conquistato tra le mura amiche, ovvero il vecchio fortino del Massimino ancora reg-ge, grazie a tifosi ed aficionados. Due sole vittorie esterne non qualificano una grande con immense possibilità di crescita: e allora? Qualcosa di sicuro sarà successo all’interno dello spogliatoio. Primedonne? Bidoni? Gente svoglia-ta o attaccata soltanto al contratto o al suo prolungamento? Chissà. Per quel poco che ne sappiamo il raggiungere gli individuali interessi non fa squadra, non costituisce spogliatoio, nemmeno cercare di arraffare quanto più è pos-sibile sino a chiusura di carriera, e tutto ciò, ci fa rimanere demoralizzati. Di questo ne abbiamo avuto contezza…
Tifosi, amanti, appassionati, cultori, ricordano con ram-marico i tempi della Massima serie, dei grandi e poco conosciuti giocatori che hanno fatto la storia, loro e nostra. E non mi riferisco alla foga o rabbia (da criticare assolutamente), che ci portava alle invasioni di campo… Marzotto Valdagno, Torino ecc…, degli anni passati, adesso si protesta per la tessera del tifoso (ed in parte hanno ragione), per il divieto di trasferta (anche in questo caso non si hanno tutti i torti), ma assistere al divieto di …assistere ad una gara di spareggio, o secca, fuori casa, per via della peggiore posizione in classifica, ci fa rimanere davvero… demoralizzati. Qualcuno adduce allo scarso peso dei nostri rappresentanti in Federazione. Per quanto ne sappiamo potrebbe anche questo essere vero. Ma in campo non è che abbiamo fatto vedere molto, se non in un paio di gare. E se la forza di un team, di un gruppo compatto, la si esprime sul terreno di gioco, allora non ci rimane che continuare ad esserlo demoralizzati.
Dunque il discorso ricade solo e sempre su coloro che scendono in campo. Ovvero i giocatori che …giocano a fare i giocatori, individualismi, mancato approccio alle gare, gente che pensa al look e non alla sostanza, che provino a diventare protagonisti, sul serio. Il calcio è un’ARTE e chi la sa applicare diviene un leader, un propulsore di plusvalenze, un plusvalore egli stesso. Una zecca, davvero capace di coniare denaro…a costo zero, un precursore che dal nulla potrebbe far sanare i conti societari. Vi par poco tutto questo? E di questi esempi tra le nostre fila ne abbiamo avuto tanti. Impossibile elencarli tutti. Che comincino a divenir protagonisti di loro stessi,almeno quelli che rimarranno. Soltanto così… “ni putemu vidiri lustru”. Dunque Forza Catania che ancora puoi farcela, ritornando a giocare dove meriti. Ritornerà la gente, e lo sventolio del vessillo rossazzuro, sarà la grande coreografia per il gioco più bello del mondo. Ancora una volta.
Piero Privitera