A proposito di elezioni

Ricordo negli anni ‘80 quando si voto’ per eleggere, per la prima volta, i consigli di quar- tiere a Catania. I candidati furono scelti con criteri legati alla militanza nelle sezioni di par-tito o alle organizzazioni sia sociali che clericali, nelle parrocchie.

I consiglieri non percepivano gettoni di presenza, non avevano deleghe e tutto era all’insegna del-l’entusiasmo e della buona volonta’. Non erano molto considerati dal Sindaco, dalla Giunta e dal Consiglio Comunale: erano lì perché si dovevano eleggere per obbligo di legge e basta.

 

Ma questi consiglieri erano persone abituate al dibattito politico, al dialogo e anche allo scontro. Eravamo al tempo del muro di Berlino, epoca delle forti contrapposizioni…

Non voglio parlare della storia politica delle circoscrizioni, desidero invece soffermarmi sul reclutamento di allora della classe dirigente.

 

Chi si avvicinava alla politica lo faceva perchè ispirato da un progetto politico.

Nel corso degli anni con la crisi dei partiti, con il crollo delle ideologie, con la modifica del sistema elettorale, la politica è diventata gradualmente molto personalizzata: i partiti si i-dentificano con i leader e diventano partiti immagine, partiti padronali. Gli eletti sono scelti dalle segreterie politiche o dallo stesso leader, grazie ad un sistema elettorale che non permette all’elettore di votare il candidato bensì solo il partito. Qual è la conseguenza di questo sistema elettorale-politico ? Sicuramente una graduale disaffezione dalla politica atti-va, il rifugiarsi nel privato o il ricorso alla politica solo per ritorni personali.

 

Cosa accade oggi ?

Certo la crisi finanziaria con le tasse e la disoccupazione aumenta la rabbia della gente e cresce inevitabile il sentimento dell’antipolitica e della protesta. Nelle elezioni degli ultimi anni assistiamo sempre più ad un fenomeno strano, i candidati sindaci non rispondono a logiche par-titiche ma sono riferimento di questo o quel politico formando coalizioni impensabili e collegate a liste piene di gente che nulla a che vedere con la politica, né con la cultura della buona amministrazione. Intere famiglie in lista, centinaia ad inseguire un seggio che diventa una chime-ra. Chi vince sempre ?  I soliti: una ristretta cerchia oligarchica di politici che per-petua da anni la loro presenza nelle istituzioni.

Chi viene eletto?  Chi ha il consenso ?

Non più i segretari delle sezioni politiche dei vecchi partiti, non più i rappresentanti delle par-rocchie, ma i titolari dei patronati e dei caf, bravissimi nel districare i problemi della gente ma assolutamente carenti di cultura politica e amministrativa.

Questa è la classe politica? Si. A chi interessa ormai le scuole di formazione politica, l’Azio-ne Cattolica o la Fuci o le scuole di politica dei partiti ? Meglio un posto di consigliere di quartiere o comunale (con un buon gettone di presenza e utile anche per non andare a lavorare) o una candidatura di servizio (poi ben ricompensata) con buona pace di tutti alla faccia dei soliti noti e della partecipazione democratica.

Orazio D’Antoni

 

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