Informazione sanitaria

Lo stress annebbia la mente e riduce la memoria

Lo stress annebbia la mente e riduce la memoria già nei 40enni. Lo suggerisce una ricerca pubblicata sulla rivista Neurology che ha coinvolto oltre 2300 individui di età media 49 anni e sani. Condotto da Justin Echouffo-Tcheugui, della Harvard Medical School di Boston, lo studio mostra che chi presenta nel sangue elevate concentrazioni del principale ormone dello stress – il cortisolo – non solo ha dei problemi di memoria rispetto a coetanei con meno cortisolo, ma presenta anche un volume cerebrale ridotto, a parità di altri fattori che possono influenzare le capacità mnemoniche e cognitive individuali. Gli esperti hanno misurato il livello di cortisolo nel sangue del campione: il cortisolo è un ormone rilasciato dalle ghiandole surrenali in risposta allo stress proprio per reagire a condizioni stressanti. Ma quando è troppo e resta elevato per troppo tempo (come in caso di forti stress cronici) può divenire svantaggioso per l’organismo, favorendo ad esempio la pressione alta. Ebbene in questo lavoro gli esperti Usa hanno scoperto che ad elevati livelli di cortisolo nel sangue corrispondono a peggiori performance di memoria e abilità cognitive e che il volume cerebrale è ridotto rispetto a coetanei meno stressati.
“La nostra ricerca ha evidenziato perdita di memoria e volume cerebrale in persone di mezza età sane, quindi è importante per ciascuno trovare delle modalità di riduzione dello stress, come dormire a sufficienza, fare esercizio fisico moderato senza esagerare, praticare nel quotidiano tecniche di rilassamento, prendere sostanze che riducano il cortisolo sempre sotto consiglio medico” dichiara Echouffo-Tcheugui.

 

Studio dimostra legame tra memorizzazione e respirazione

Memoria e respirazione sono intimamente legati, al punto che respirare dalla bocca o dal naso può influenzare il modo in cui i nostri ricordi vengono consolidati. Questa la conclusione di un esperimento i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Neuroscience. Uno studio della Northwestern University aveva già indagato il legame tra velocità della respirazione e emozioni, scoprendo che il ritmo del respiro modifica l’attività elettrica di alcune aree del cervello, come l’amigdala e l’ippocampo, influenzando memoria e paura. Per il nuovo studio, i ricercatori del Karolinska Institutet, in Svezia, hanno chiesto ai partecipanti di apprendere dodici diversi odori e,successivamente, di respirare attraverso il naso o la bocca per un’ora. Al termine, gli sono stati presentati il vecchio e un nuovo set di altri dodici odori, chiedendo di riconoscere quali fossero quelli già presenti nella prima sessione. I risultati hanno mostrato che, quando i partecipanti respiravano attraverso il naso tra il momento dell’apprendimento e il riconoscimento, ricordavano meglio gli odori. Nelle fasi di inspirazione ed espirazione vengono attivate diverse parti del cervello, anche se ancora è sconosciuto come questo influenzi l’attività cerebrale. “L’idea che la respirazione influisca sul nostro comportamento non è nuova. Basti pensare alla meditazione. Il prossimo passo è misurare ciò che accade realmente nel cervello e come questo sia collegato alla memoria”, afferma Artin Arshamian, ricercatore presso il Dipartimento di Neuroscienze Cliniche del Karolinska Institutet.

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