Vediamo un po’ …

Questa nuova rubrica del nostro mensile nasce come stimolo per i vari responsabili delle nostre Istituzioni, Diocesi, Sovrintendenza, Amministrazione Comunale, Assessorati  Cultura e Turismo, affinchè  si possa godere  di preziosità, Beni Architettonici, Chiese e Rettorie del nostro territorio.

Come già pubblicato è un tentativo per cercare di risollevare e muovere   di qualche gradino la classifica, che ci vede da anni agli ultimissimi posti nella graduatoria,  della Qualità di Vita. Si potrebbe, in tal modo, innescare un circuito virtuoso, producendo occasioni di lavoro, nuova economia, interessi culturali ed artistici. Basterebbe soltanto rendere fruibile la visita,cui seguirebbe l’ammirazione, gli interessi artistici e culturali, dando così una nuova immagine dell’ accoglienza. L’iniziativa si configura nell’ottica di una educazione  ambientale permanente e nuova, non più rinviabile, la cui   ri-definizione oggi assume la consapevolezza di valore aggiunto . E’ una  semplice speranza la  nostra e   Vediamo un po’…. .di riuscirci, magari con un  gioco di squadra, augurando che gli addetti, su  indicati possano leggerci e consentire di gustare la globalità dei siti.

Si rendono indispensabili annessioni, studi, recuperi opere di riqualificazione necessarie, per riportare alla luce o recuperare testimonianze d’un passato ancora ricco di tante preziosità.  Ci è sembrato,quindi, opportuno iniziare con la scheda di un Bene, caduto nell’oblio da oltre mezzo  secolo, ovvero la

CHIESA  DELL’ITRIA

Si trova nella omonima Via, tra le vie Del Piano e Tindaro, dove si estendeva l’acropoli, oggi coincidente con il quartiere Antico Corso o San Nicola o Idria (già “Sezione Benedettini”). Il primato della inaugurazione delle schede dimostrative, nasce in quanto, dopo ben oltre mezzo secolo, sono partiti (finalmen-te) i lavori di recupero e per il completo restauro della Chiesa della Ma-donna dell’Itria, di cui si hanno notizie  sin dal lontano 1285. Questa, con il titolo di Santa Maria Odigitria di Costantinopoli, sarebbe stata edificata dal Ve-scovo San Severo –vis-suto nel IX Secolo- la cui memoria liturgica del 24 marzo, ricorre pure nel Sinassario Costantinopolitano. In essa sarebbe stata venerata una delle copie delle icone provenienti dall’Oriente, che investì pure la  Sicilia bizantina, contraria ad applicare i decreti dei Basilei iconoclasti.  La Chiesa sacramentale “Sub Itriae titulo” fu riedificata nel 1703 dal Vescovo-parroco Andrea Riggio, morto a Roma dopo essere stato nominato Patriarca Latino di Costantinopoli, il cui titolo è ancora “rappresentato” dall’arcibasilica vaticana.  L’Itria venne restaurata nel 1862 dal sacerdote Concetto Finocchiaro e rimase aperta fino al 1943, allorquando venne danneggiata dai bombardamenti. Da allora -solo nominalmente-  divenne filiale della  chiesa – ex  conventuale -Immacolata  Concezione  B.V.M. ai Minoritelli, che ne ebbe la cura d’anime e  nel 1949  venne eretta in Parrocchia dall’Arcivescovo  Mons.Carmelo Patanè.

Ad una sola navata e con prospetto a ponente, conteneva una cripta e due altari laterali: a destra una tela della Madonna della Purità o della Candelora e San Filippo Neri -il loro culto si zelava nelle chiese viciniori-mentre a sinistra c’era un Crocefisso. L’abside conteneva un altare maggiore, sormontato da una tela di Maria Santissima dell’Idria e da un’altra Madonna del Velo con i Santi fratelli medici  anargiri Cosma e Damiano; erano pure  venerate nel presbiterio le immagini di S.Agata e di S.Lucia.

L’Itria è importante per il culto della Madonna, venerata con l’appellativo di Hodeghitria -indicatrice della via- uno dei titoli più antichi della Vergine che già era stata eletta da Costantino il Grande, come patrona della Nuova Roma, che prese il posto di Bisanzio. 

La sua icona,che volevasi  fosse una delle tre attribuite allo “ scriba della Mansuetudine di Cristo”- ovvero  S.Luca- era conservata nel tempio degli  odeghi – i comandanti- dell’esercito imperiale, dentro le mura della cittadella palatina dei  basilei. La devozione delle icone della  “Theotòkos Hodeghitria”, si diffuse nei secoli  VIII-IX, nelle nostre regioni sino a divenire l’Odigitria  Patrona del Popolo siciliano.

Nella città di Roma, intorno alla fine del XVI secolo, con il diffondersi delle chiese “Nazionali”, la Compagnia dei Siciliani -maltesi compresi-  costruì in  Via  Del  Tritone  -già strada di  Costantinopoli-  un Oratorio, un ospizio ed una Chiesa sotto la protezione di Santa Maria  dell’Odigitria. Ogni  anno ne veniva celebrata la Festa, siccome avveniva in Oriente- tradizione recentemente ripresa ancora oggi in Sicilia il Martedi dopo Pentecoste.                  

Ci auguriamo che almeno entro l’estate prossima possano concludersi i lavori di restauro e ripristino per poterne essere riaperta al culto.                                                                                                                                                                         Piero  Privitera

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