Riprendendo la Prima puntata della nostra rubrica -riguardante la Chiesa Madonna dell’Itria-, faccio chiarezza su un quesito postomi: Perché è sita su Via Tindaro? Rispondo, Vediamo un po’, ripartendo da :
IL BASTIONE DEL TINDARO
Tale Fortificazione denominata Bastione-Baluardo o Fortezza del Tindaro era un’opera difensiva costituita da una massa di terra, incamiciata di pietre e disposta, come tutte le altre, agli angoli del recinto delle fortezze.
Bastione (dal provenzale bastillon) o l’affine termine Baluardo (anche questo dal provenzale baloart), stanno ad indicare un’opera di difesa; soprannominato all’epoca Bastione dell’Arcòra o del Tindaro, nella mitologia greca Re di Sparta e padre di Elena.
Era ubicato dove adesso sorge il Pronto Soccorso pediatrico dell’Ospedale Vittorio Emanuele, prospiciente Via delle Botte dell’Acqua, poi, Via del Gallazzo, quindi Circonvallazione della Vittoria, oggi, infine, Via del Plebiscito, dove nei pressi del civico 576 risultano ancora parzialmente visibili, i resti, come quelli del Cortile Tavano, accanto le Vie Motta e Reguleas (siamo quindi a ponente dell’O.V.E.- e laddove sorgevano i giardini benedettini di S.Nicolò l’Arena.
Disponeva di una porta,non fortificata, chiamata della Giudecca o dell’Arcòra, che consentiva il passaggio d’una persona per volta, ampliata nel 1551, utilizzata per recare le mercanzie al monastero dei Benedettini. Sommersa nel 1669 dalle lave, con un banco di oltre dieci metri, tutt’ora visibile, nel cortile e Vie su indicate. La Porta del Tindaro sorgeva all’altezza dello slargo tra Vie S.M.Della Catena e Plebiscito -e qui si estendeva il grande cimitero ebraico della città- ai margini della Giudecca superiore (ecco da dove derivava uno dei nomi della Porta). Ma tutto il Bastione e la contrada venivano chiamati anche dell’Arcòra, in riferimento alle arcate dell’acquedotto romano detto di Marcello, i cui ruderi degli Archi (ben 33) nel 1556, servirono per la costruzione del baluardo. Giusto per completare l’argomento è bene precisare che l’acquedotto forniva acqua potabile in città proveniente da S.Maria di Licodia e Valcorrente, con una portata di circa 30 mila litri al giorno.
Il Bastione e la Fortificazione veniva chiamata del Tindaro (corretto poi in Tonnaro), poiché dentro le stesse mura, c’era la chiesetta della Confraternita di S.Maria del Tindari -intitolata alla Presentazione della Madonna, la cui solennità è festeggiata il 21 novembre, ma era nominata del Tindaro sin dal 1306, perché vi fu custodita un’immagine della Vergine del Tindari e secondo documenti risalenti al XV secolo, la cappella era posta sopra la Porta dell’Arcòra.
Le lave della primavera del 1669, scaturite dai Monti della Rovina, (in seguito Monti Rossi), giunsero in città da ovest e coprirono la Gurna dell’Aniceto (il Lago di Nicito), urtarono contro le mura occidentali, non tutte fortificate, in base al piano difensivo del Vicerè Giovanni De Vega, dopo la prima metà del sec. XVI, ed investirono anche il Tindaro.
Tale immane flusso lavico distrusse, anche, all’esterno, la Chiesa di S.Maria di Monserrato (poi ricostruita nelle sciare del Piano Zoccolaro o delle Forche-già chiamato Borgo Nuovo S.Agata), e danneggiò seriamente la Chiesa del Tindaro, anche questa ricostruita, dopo il sisma del 1693, però altrove,ovvero nel quartiere Antico Corso o dell’Idria, laddove è rimasta, toponomasticamente indicata come Via Tindaro. (Ecco dunque la spiegazione-precisazione- al quesito postomi).
Al giusto completamento dell’argomento occorre ancora aggiungere che l’avanzata lavica cancellò i ruderi del Circo (contrada Muro Rotto) e della Naumachia. Diverse e imponenti stratificazioni del magma, il giorno 30 Aprile del 1669, fecero una breccia a ridosso della cinta medioevale tra i bastioni del Tindaro e degli Infetti, così la lava entrò in città, investì l’Abbazia Benedettina e tutto il quartiere dei casaleni. Rimangono oggi le lave all’altezza dei Giardino dei Novizi -alle spalle del Tempio di S.Nicolò l’Arena,sul proprio versante sud-ovest, all’interno del Monastero (sotto le cucine) e come anzidetto su Via Plebiscito, all’altezza del Cortile Tavano- luogo, di antiche vestigia,ove sorgeva il Monastero di S.Lucia.
Piero Privitera