Nelle recenti elezioni europee abbiamo registrato un elettorato cattolico frammentato e confuso. Tutto l’elettorato nazionale è smarrito considerato che almeno il 50 % si è astenuto. Considerando i cattolici quelli che vanno a Messa e si impegnano nelle attività della Chiesa lo sono ancora di più.
Dobbiamo non tralasciare alcuni fattori legati all’età, alla scolarizzazione, alla residenza se piccoli centri urbani o grandi città, se sono esposti ai media (televisioni o giornali). Il voto dei cattolici in ultima analisi corrisponde a quello degli italiani e in particolare il voto delle Europee e quello delle politiche del 2018 dimostra che non esiste nello specifico un voto cattolico. La verità è che il proprio credo, la fede non è sempre conforme al comportamento delle persone.
Il messaggio evangelico -dice il professore Nando Pagnoncelli, docente di analisi dell’Opinione Pubblica dell’Università Cattolica di Milano- si tende ad accettare tutto a seconda che sia in sintonia con il proprio stile di vita, i propri pregiudizi o le proprie percezioni. C’è un’attitudine a rifiutare quanto il parroco dice dal pulpito se questo contrasta con le proprie convinzioni personali. E’ come se ci fosse una religione “a’ la carte”.
Assistiamo nelle ultime elezioni ad un calo dei 5 Stelle dove molti cattolici avevano creduto ed in questo momento la Lega è il primo partito tra chi va a messa tutte le domeniche, così emerge dai sondaggi post voto delle europee. Il vero problema è l’identità dell’elettore che è multipla ma malleabile, ad esempio l’operaio della Cgil che va a messa la domenica ma vota Lega (la classe operaria ormai vota Lega in prevalenza) non avverte nessuna incoerenza. La verità è che la carica ideologica dei partiti è finita da un pezzo, esistono oggi in prevalenza i sovranisti e i populisti che dureranno poco.
Giorgio La Pira diceva che solo gli animali senza spina dorsale hanno bisogno del guscio. Se non abbiamo un’identità forte, una spina dorsale, allora abbiamo paura e ci mettiamo il guscio.
Orazio D’Antoni