Informazione sanitaria

Cure dentali, 500 euro a fasce deboli

Un contributo di 500 euro annui per rendere accessibili le cure odontoiatriche alle fasce di popolazione più deboli, ovvero con un reddito Isee “pari o inferiore a 25.000 euro” e con “particolare attenzione ai minori, alle famiglie monoreddito con figli, alle famiglie numerose, agli anziani”.

Lo prevede un emendamento alla manovra (prima firma Endrizzi, insieme a Dell’Olio, Puglia, Pirro) depositato in commissione Bilancio del Senato.  

“Al fine di consentire le cure odontoiatriche alle fasce di reddito meno abbienti – si legge nell’emendamento – con un reddito Isee pari o inferiore a 25.000 euro, con particolare attenzione ai minori, alle famiglie monoreddito con figli, alle famiglie numerose, agli anziani e in genere alle categorie deboli è riconosciuto un contributo pari a 500 euro annui”.

Nell’emendamento si specifica inoltre che “con decreto del ministro della Salute, di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze da adottare entro il 31 dicembre 2020, sono stabiliti i criteri per il riconoscimento del contributo

Colesterolo ‘davvero cattivo’ nuovo indicatore di rischi per la salute

L’Ldl, il ‘colesterolo cattivo’, non è il solo elemento da controllare per capire se si è a rischio di infarti o malattie coronariche. C’è un indicatore migliore ed è un particolare tipo di Ldl, una sottoclasse di lipoproteine a bassa densità. Questo colesterolo ‘davvero cattivo’ riesce a predire molto meglio gli eventuali problemi all’apparato cardiovascolare più del dato della semplice presenza dell’Ldl.
E’ quanto emerge da uno studio dell’Università dell’Ohio che afferma come, delle tre sottoclassi che compongono l’Ldl, solo uno causa danni significativi.

“I nostri studi possono spiegare perché una correlazione del colesterolo” cattivo “totale con un rischio di infarto è scarsa e pericolosamente fuorviante, ed è sbagliata per i tre quarti delle volte”, ha detto Tadeusz Malinski, ricercatore che ha condotto l’analisi che precisa come le linee guida dovrebbero analizzare i valori della sottoclasse B dell’Ldl quando si trova a comporre più del 50% del totale del colesterolo cattivo. Secondo gli studiosi, la sottoclasse B dell’Ldl è risultata essere la più dannosa per la funzione endoteliale (il tessuto che compone i vasi sanguigni e il cuore) e può contribuire allo sviluppo dell’aterosclerosi.

Dunque, stando alla ricerca pubblicata sull’International Journal of Nanomedicine, non è la quantità totale di colesterolo Ldl che si ha, ma piuttosto la concentrazione della sottoclasse B in relazione alle altre due (la sottoclasse A e la sottoclasse I) che dovrebbe essere utilizzata per diagnosticare l’aterosclerosi e il rischio di infarto. (ANSA).

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