In arrivo un nuovo farmaco contro l’ipercolesterolemia
Quasi una persona su cinque che in Italia nel 2017 è morta per malattie cardiovascolari ha avuto cause imputabili al mancato controllo del colesterolo. Un totale di poco meno di 50mila decessi all’anno. Ma non tutte le notizie sono negative: tra gli italiani sta tornando l’attenzione per il monitoraggio di questo valore nel sangue. A dirlo è Pasquale Perrone Filardi, presidente eletto della Società italiana di cardiologia (Sic), in occasione dell’80/mo Congresso nazionale della Società organizzato a Roma. “Delle 217.000 morti cardiovascolari in Italia nel 2017, 46.000 o più sono solo ascrivibili al mancato controllo del colesterolo”, ha spiegato, precisando comunque come “si stia di nuovo diffondendo la cultura” del controllo “del colesterolo, che per molto tempo è stata privata dell’attenzione che merita”. Filardi ha anche parlato di alcune novità del settore farmacologico proprio per il trattamento della ipercolesterolemia, come quelle relative a nuovi farmaci che “saranno immessi nel mercato da qui ad un anno”. L’esempio è quello dell’acido bempedoico che “interviene sulla biosintesi del colesterolo”. Non sostituirà le statine ma potrà essere una soluzioni di trattamento per chi non può assumerle.
Emicrania: le donne ne soffrono di più, ma si curano di meno
Le donne sono più colpite da emicrania e più precocemente, ma si curano meno. Quasi otto pazienti su dieci sono donne e l’esordio della patologia si registra in media a 21,4 anni di età, contro i 26,1 anni degli uomini. La malattia si manifesta in maniera precoce, prima dei 18 anni, per il 42,1% delle pazienti donne, rispetto al 26% degli uomini eppure proprio le donne si trascurano e dilatano i tempi della diagnosi. Emerge dalla ricerca “Vivere con l’emicrania” realizzata dal Censis con la sponsorizzazione di Eli Lilly, Novartis e Teva su un campione di 695 pazienti dai 18 ai 65 anni con emicrania e un focus sulla cefalea a grappolo. Dalla ricerca è emerso che l’emicrania tende ad essere trascurata e riconosciuta con ritardo. Il 58,9% dei pazienti si rivolge al medico entro un anno dalla comparsa dei primi sintomi, gli uomini più delle donne, ma il 20,7% aspetta più di cinque. Sono le donne a indugiare di più. Il tempo medio per arrivare a una diagnosi è di 7,1 anni: 7,8 anni per le donne, 4,1 anni per gli uomini. La patologia rimane quindi in molti casi non diagnosticata a lungo: il 28,1% ha avuto la diagnosi entro un anno dai primi sintomi, il 30,5% ha dovuto aspettare tra 2 e 5 anni, il 23,4% più di dieci anni. “L’emicrania è un dolore senza materia, non si vede e non si può obiettivare”, spiega Gianluca Coppola, ricercatore neurologo presso il Dipartimento di Scienze e Biotecnologie Medico-Chirurgiche della Sapienza, Polo Pontino di Latina. Per Coppola, oltre a riconoscere la cefalea cronica come malattia sociale (vi è stato il licenziamento di un testo alla Camera, ora si attende la calendarizzazione in Senato), occorre prevedere dei fondi perché è fondamentale per rendere gli ambulatori cefalea multidisciplinari. “Con la ricerca abbiamo provato – aggiunge invece Ketty Vaccaro del Censis – a raccontare il vissuto della patologia. Quello che è emerso è una condizione di sottovalutazione sociale che talvolta coinvolge le stesse persone, che ci mettono un po’ ad acquisire consapevolezza che hanno una malattia”.