L’indagine Caritas sul Gioco d’azzardo

Da molti anni abbiamo notato un incremento considerevole di centri scommesse e slot machine in città soprattutto nelle zone periferiche, molti localizzate in chioschi e bar.

Non considerando anche il gioco d’azzardo online. Sono tante le persone che hanno confidato di essersi impoverite a causa del gioco d’azzardo praticato da loro stessi o da un loro familiare. Molte sono state costrette a chiedere aiuto nelle parrocchie per lo stesso identico motivo, anche se non lo hanno dichiarato esplicitamente.

È quanto emerge da dall’ultima indagine sul gioco d’azzardo problematico realizzata dalla Caritas.

Dalla ricerca emerge che i giocatori sono con maggiore frequenza uomini piuttosto che donne e appartengono soprattutto alla fascia di età tra i 50 e i 70 anni.

A segnalare il problema ai volontari dei centri ascolto sono in primo luogo il coniuge, in seconda battuta lo stesso giocatore o un altro familiare.

Dal racconto riferito dagli operatori dei centri di ascolto si ricavano identikit di persone generalmente non marginali, con un lavoro, una famiglia, alcune di loro appartenenti al ceto medio.

Come ad esempio S., impiegato in un negozio di abbigliamento da cui viene licenziato, quando il titolare lo sorprende a rubare dalla cassa somme anche ingenti che spendeva alla macchinette. O come L., panettiere, che un giorno se ne va di casa lasciando

 in un cassetto le bollette scoperte che non riusciva più a pagare a causa delle perdite da gioco.                                                                                                                       %

Ci sono famiglie, senza storie di grave povertà alle spalle, che hanno dovuto ricorrere all’assistenza dei centri di ascolto, dimostra quanto devastante possa essere l’impatto del gioco d’azzardo sulla vita delle persone. 

La dipendenza dall’azzar-do compromette patrimoni, mette a rischio relazioni, spinge alla dispe-razione. Un prezzo troppo alto da pagare su cui da anni si chiede una seria riflessione pubblica. D’altro canto, i dati fanno comprendere quanto sia complicato fare emerge-re il fenomeno e che quindi occorre moltiplicare gli sforzi per riuscire, da un lato, a intercettare le vittime di questo fenomeno prima che la situazione sia troppo compromessa, dall’altro, ad avviare percorsi di ac-compagnamento e cura.

Secondo un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia 18 milioni di adulti hanno giocato d’azzardo almeno una volta nell’ultimo anno. Di questi più di 13 milioni giocano in modo sociale, due milioni presentano un profilo a basso rischio, mentre un milione e 400mila persone presentano un rischio moderato e un milione e mezzo sono giocatori problematici, di questi 70.000 sono minori.

«A favorire comportamenti di gioco problematici fino alla dipendenza non è stata solo la moltiplicazione esponenziale dell’offerta di luoghi in cui giocare d’azzardo cui abbiamo assistito negli ultimi vent’anni, ma anche l’introduzione dell’azzardo online che consente di scommettere a tutte le ore, ovunque, in modo solitario: tutte caratteristiche alla base di comportamenti compulsivi.

Le ludopatie sono un problema sociale da non sottovalutare.

E’ ora di intervenire con una seria legislazione su questo fenomeno e seri provvedimenti per ridurre  questo fenomeno sospetto di contiguità con la criminalità. E’ opportuno attivare  sportelli per la prevenzione e il contrasto al gioco d’azzardo patologico offrendo ai familiari ascolto e supporto educativo, psicologico, legale, economico-finanziario.

Orazio D’Antoni

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