Vediamo un po’ … (n)

Probabilmente  enumerare la rubrica mensile non avrebbe più senso e allora tanto vale indicarne con (n) il continuum dei nostri appuntamenti: e la classica   VEDIAMO  UN  PO’  questa volta  vuol  trattare

                                                DAL   BULLISMO    ALL’8   MARZO

Bullismo, come cyber bullismo, sono piaghe gravi  che ormai richiedono una forte azione di contrasto. Ed è chiaro che serve l’impegno di tutti. Occorre fare squadra, agenzie educative in primis, come indispensabili formatori delle generazioni, cioè Scuola, Famiglia, Chiesa, Istituzioni, Associazioni, esperti, educatori. Inutile parlare di  solite bravate giovanili, perché isolare un amico, un compagno, aggredirlo o farlo sentire in minoranza, diverso, ed arrivare ad umiliarlo, non s’intendono più come “bravate”. Chiaro che si  è superato il limite della tolleranza, poiché tutti abbiamo il diritto di crescere, senza subire alcuna prevaricazione o anche  soprusi ,fisici, psicologici  e  di  nessun genere immaginabile.

Oggi più che mai occorre creare argini alla violenza, all’odio, alla intolleranza. Va combattuta quindi l’indifferenza, il voltarsi dall’altra parte, sostenendo invece chi è bisognoso, svantaggiato, perseguitato.

Chi subisce attacchi alla propria insicurezza, tipica dell’età adolescenziale, o comportamenti rischiosi ed aggressivi  tra coetanei, in vena di “spirtizzi”, ne traumatizza in maniera marcata lo sviluppo psico-fisico. Ne risente l’armonica crescita, pedagogicamente richiesta. E qui oso aggiungere una famosa frase di  Primo Levi sulla Shoah:  “è accaduto e quindi potrebbe accadere di nuovo”….  Una attenta analisi ci conduce ad una scomparsa  degli adulti in tema di  “educere”, ovvero tirar fuori  il meglio dai ragazzi. Genitori molto permissivi, istituzioni  lente, disattente e non presenti ai rischi che ne conseguono, specie se attenzioniamo i  “ Social “.  Oggi tale dipendenza dei ragazzi è al pari della droga o dell’abuso di alcool e si chiama Nomofobia, cioè (paura di rimanere sconnessi).  E aldilà di tale dipendenza oggi emerge l’abuso, il sopruso, l’attacco, la violenza a chi è subalterno, debole, indifeso e si passa agli hacheraggi, fake news, insinuazioni orrende, ricatti e post arredati di fotomontaggi che…smontano il quieto vivere, la serenità d’ognuno. E’ vivere questo? 

E se alla base di tutte le giovanili necessità ed emergenze c’è la crisi dei ruoli genitoriali, sempre meno educatori, trova conferma che i bullismi nascono in famiglia, la quale pare abbia rinunciato al ruolo fondamentale di prima agenzia educativa, sconoscendo totalmente i nuovi approcci adolescenziali. I Telefonini , specie quelli di ultima generazione non possono sostituire i richiami, i controlli minimi o gli sguardi severi, ma formativi, dei genitori, né gli abbracci. Tanto meno le carenze affettive degli assenti genitori, appaiono in qualche modo giustificabili.

Proviamo adesso ad immaginare chi tra gli aggressori l’abbia fatta franca di richiami, moniti, sanzioni o aggiustamenti di rotta… si sentirà sempre più forte, in grado di comandare, di far prevalere la prepotenza ed il dominio. Piccoli tiranni che crescono, ecco questo è il rovescio della medaglia che il bullismo giovanile ci introduce. Inizia la predominanza del sesso maschile su quello femminile: e così che insorgono i primi inadeguati comportamenti  tra uomo e donna -in famiglia- in società.  Femminicidi, violenze d’ogni genere oggi, di pari passo col bullismo imperante, stanno alla pari e più che mai prevalgono le donne vittime di tali assurdità.

Amori e passioni così forti, che degenerano nell’uccisione di donne, in letteratura se ne trovano tanti: Paolo e Francesca nella Divina Commedia, la tragedia di Otello e Desdemona, o per non andare lontano  La baronessa di Carini dalle nostre parti…. Il significato, il sublime aspetto dell’amore, va compreso bene, non  quello deviante che possa giustificare un delitto. Emerge una sera riflessione, collettiva, verso il drammatico, attuale, fenomeno del femminicidio. O no? Ecco il passaggio tematico, o la vergognosa paura di un 8 marzo ancora funestato da episodi da condannare, che ci farebbe ancora una volta tornare indietro. L’ammettere che la “legge della jungla” non s’è mai riusciti a debellare è terribile e scandaloso.

Un nostro conterraneo, Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la letteratura, nel 1944 -in pieno periodo di guerra- riuscì a concepire una lirica famosissima che mi pregio adattare alle donne in occasione della loro prossima festività internazionale dell’8 Marzo. Nel breve canto troverete la Madonna (Stabat Mater), S. Agata, col tiranno dell’epoca- il lamento dei fanciulli simile al pianto d’agnellini per aver perduto i genitori uccisi, la modernità del palo del telegrafo anziché la Croce… ecco perchè col dolore addosso non si può  riuscire ad esprimere la repressa gioia di vivere. “Alle fronde dei salici”  Eccovi, dunque, uno stralcio: “…E come potevamo noi cantare -col piede straniero sopra il cuore- tra i morti abbandonati nelle piazze- sull’erba  indurita ormai di ghiaccio- al lamento d’agnello dei fanciulli- all’urlo nero della Madre Sua….omissis”.

E’ un invito il nostro: Siate e tornate ad essere un giorno- la rivoluzione gentile –Mamme –mogli -madri -culla della vita-incubatrici del futuro- Ubuntu (Solidarietà)- disponibili ad amare- a farvi amare -orgogliose del ruolo di donna-forza della natura. Abbiate la capacità di comprendere il bene comune, sopportare, tollerare, ascoltare, perdonare senza mai perdere le persone che amate, perché dopo non si è più le stesse -non abbiate paura d’essere donne, perché la paura senza sostegno della ragione diventa stupidità. Le donne uniscono e non dividono. Abbracciatevi e sarete una forza-scambiatevi un sorriso e sarete come l’Araba Feniche che dalle ceneri risorge sempre più forte.

AUGURI DONNE  –  AUGURI RAGAZZE e RAGAZZI  –  AUGURI FAMIGLIE  –  AUGURI SOCIETA’ TUTTA                                                                                                                                                 Piero   Privitera

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