L’epidemia di COVID-19 in Italia incrementa la sua diffusione di giorno in giorno e genera da molte parti richieste di ulteriori provvedimenti di contenimento ancora più restrittivi.
Abbiamo visto le misure del Governo e in Sicilia le iniziative del Presidente Musumeci atte a contenere la diffusione del contagio nella nostra regione. Per sapere se le iniziative messe in atto dal governo e dalla regione saranno in grado di contenere l’infezione e di rallentare la spaventosa pressione sul nostro sistema sanitario nazionale da parte della popolazione infetta, sintomatica o in gravi condizioni, dovremo aspettare ancora settimane.
Nel nostro Paese ad ogni modo si è generata una catena virtuosa di responsabilità che vanno da quelle assunte dal primo ministro, dal governo, dalla protezione civile, fino agli amministratori locali.
L’impegno dei medici e dei sanitari in questa occasione, come sempre del resto, è fuori discussione ed è sotto gli occhi di tutti con l’altissimo prezzo in termini di contatto, infezione e malattia pagato dalla nostra categoria. La gestione di questa crisi richiede grandi sacrifici alla popolazione e anche la presa di coscienza, non semplice e usuale, che la prima responsabilità della riuscita o del fallimento di ogni strategia di contenimento della epidemia è individuale e personale.
Nessuna organizzazione sanitaria , nessun intervento politico di sostegno ai singoli, ai lavoratori, alle famiglie, alle imprese, nessuna limitazione, se pure rafforzata da sanzioni , avranno successo se il senso civico e altruistico non prenderà il sopravvento sull’individualismo, l’egoismo e la furberia, storicamente tipici del popolo italiano.
L’adesione incondizionata di ciascuno di noi, politici, amministratori, medici e cittadini, ai piani del governo e delle autorità sanitarie è l’unica strada percorribile, pur nella possibile fallibilità e perfettibilità delle scelte.
Ogni leggerezza, ogni dimenticanza, ogni sciocco moto di ribellione, aumenta il rischio per tutti e soprattutto per le persone più anziane e fragili.Se ne sono registrate tante intemperanze da parte della gente nelle nostre città ,dimostrando nessun senzo civico e nessun rispetto per il prossimo.
Il virus sembra essere benevolo per fortuna con bambini, giovani e adulti, che però non hanno il diritto con le loro scelte sconsiderate di esporre ad un elevato rischio di ammalare seriamente e di morire le persone anziane e i malati di altre patologie.
È sicuramente doloroso dover chiudere per necessità scuole, università, uffici pubblici e servizi, ma nella nostra società poche azioni e atteggiamenti sono indifferibili e irrinunciabili e tra questi certamente non ci sono la frequentazione di bar e ristoranti, le notti passate al pub o in discoteca, le settimane e le notti bianche, il cinema e il teatro, la messa domenicale, le manifestazioni e funzioni religiose, la movida del sabato sera, il calcio e le riunioni sportive, gli assembramenti tra persone in ambienti pubblici o privati, soprattutto quelli di anziani. Viaggi, turismo e crociere sono rimandabili.
La nostra società oggi è messa di fronte ad una scelta chiara: contribuire con i propri comportamenti ad aumentare morti e malati o accettare di trascorrere per un periodo di tempo, non ancora quantificabile, una vita ritirata e prudente, al fine di non vanificare le politiche di contenimento e mitigazione di questo grave problema, dal quale, bisogna esserne consapevoli, non si potrà uscire senza un inevitabile sacrificio personale.
Alla fine ci ritroveremo tutti un po’ più poveri e un po’ più consapevoli della nostra fragilità, ma forse potremo scoprire anche di essere tutti cresciuti dal punto di vista umano e sociale.
Sicuramente questa pandemia cambierà per il futuro la vita del nostro paese e della nostra società