Anche l’occhio ha sete in estate
Anche l’occhio può avere sete, e lo manifesta con le cosiddette “mosche volanti”. Per questo in estate l’acqua è alleata della vista. Ma non è solo la disidratazione l’unico rischio per gli occhi durante i mesi più caldi. Da Iapb Italia Onlus, l’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della cecità, arriva la nuova campagna per sensibilizzare le persone a prendersi cura della salute della vista, anche in vacanza.
Innanzitutto è importante mangiare molta frutta e verdura e bere molta acqua: se non si beve a sufficienza si possono accentuare le cosiddette “mosche volanti”, puntini, “ragnatele” e altri addensamenti che si muovono con lo sguardo, chiamati corpi mobili.
I bagni al mare o in piscina vanno evitati in presenza di infezioni della cornea o infiammazioni oculari come le congiuntiviti e le cheratiti. No al bagno con le lenti a contatto: aumenta il rischio di infezioni batteriche degli occhi. Inoltre, se si usano in spiaggia l’occhio si secca più facilmente, è bene quindi portare con sé lacrime artificiali.
Il vento caldo può causare fastidio, contribuendo all’evaporazione del film lacrimale che ricopre la superficie oculare. In tal caso si possono usare le lacrime artificiali e occhiali.
Leggere col display in spiaggia non danneggia gli occhi ma può affaticarli se c’è molta luce.
Non strofinare gli occhi con le mani: se entra della sabbia, della crema solare o altri corpi estranei, sciacquarli con abbondante acqua fresca.
Tenere gli occhi aperti sott’acqua non fa male. Ma poiché il cloro e il sale possono essere irritanti, è preferibile usare gli occhialetti.
Solo al tramonto si può guardare il sole, perché quando è all’orizzonte l’intensità dei raggi è bassa. In generale, anche se non si guarda il sole in modo diretto, è importante proteggersi dai raggi Uv utilizzando occhiali da sole di qualità, con lenti a marchio CE, soprattutto se è presente molto riverbero.
22 luglio, Giornata mondiale del cervello
È dedicata al Parkinson la Giornata mondiale del cervello, il World Brain Day, che si celebra il 22 luglio per iniziativa della World Federation of Neurology (Wfn), la Federazione mondiale di Neurologia, insieme all’International Parkinson and Movement Disorder Society. Un modo per aumentare la consapevolezza su questa malattia neurodegenerativa che colpisce più di sette milioni di persone di tutte le età nel mondo.
Il Parkinson, ricorda la Wfn, può impattare sul movimento e su molti aspetti delle funzioni cerebrali e chi ne è affetto può essere particolarmente colpito dall’emergenza Covid.
Tra i punti più importanti messi in rilievo dalla World Federation of Neurology e su cui lavorare vi sono quelli degli standard di cura, con “l’accesso a cure neurologiche di qualità, trattamenti che cambiano la vita e farmaci essenziali non disponibili in molte parti del mondo”, della ricerca, per la quale “sono necessarie risorse aggiuntive per aiutare a sbloccare la causa, l’insorgenza, la progressione e il trattamento di questa malattia in tutte le età”, e infine della diagnosi precoce.
“Lavoriamo insieme – conclude la Wfn – per diagnosticare prima la malattia, trattarla in modo più efficace e migliorare la vita sia di coloro che vivono con la malattia di Parkinson, sia dei loro caregiver”.