Informazione sanitaria

Svizzera, niente rianimazione per anziani in caso crisi

(ANSA) – GINEVRA, 23 OTT – “Come si deve decidere quali pazienti devono essere sottoposti a terapia intensiva se non ci sono più posti sufficienti per tutti coloro che ne avrebbero bisogno? ” In Svizzera, che ha registrato ieri un’impennata dei nuovi casi di Covid-19 saliti ad oltre 6.500 in un giorno, la domanda è posta sul sito dell’Ufficio federale della sanità pubblica al capitolo ‘Nuovo coronavirus: domande frequenti per i professionisti della salute’. Il sito rinvia alle risposte elaborate dall’Accademia Svizzera delle Scienze Mediche (ASSM) e dalla la Società svizzera di medicina intensiva (SSMI) sulle decisioni a livello di triage nei reparti di terapia intensiva.

Come anticipato oggi dal quotidiano La Stampa, nelle direttive risalenti a fine marzo, anche l’età avanzata può’ essere un criterio supplementare a sfavore del ricovero ma solo nella situazione più’ critica, quella di Livello B con “indisponibilità di letti in terapia intensiva. In tal caso estremo, il documento cita tra i criteri un’età sopra gli 85 anni o sopra i “75 anni e presenza di almeno uno dei seguenti criteri, cirrosi epatica, insufficienza renale cronica stadio III e insufficienza cardiaca di classe NYHA”. “L’età in sé e per sé – afferma la versione del 24 marzo scorso delle documento – non è un criterio decisionale applicabile, in quanto attribuisce agli anziani un valore inferiore rispetto ai giovani e vìola in tal modo il principio costituzionale del divieto di discriminazione.

Essa, tuttavia, viene indirettamente considerata nell’ambito del criterio principale “prognosi a breve termine”, in quanto gli anziani presentano più frequentemente situazioni di comorbidità”. Nelle persone affette da Covid-19, peraltro, l’età rappresenta un fattore di rischio a livello di mortalità, “occorre quindi tenerne conto”, si legge.

Le direttive, che “creano una base di riferimento”, affrontano passo per passo la situazione di un totale sovraccarico del reparto specializzato che rende necessario “respingere pazienti che necessitano di un trattamento di terapia intensiva”. Il criterio determinante a livello di triage – afferma il documento – è “la prognosi a breve termine: vengono accettati in via prioritaria i pazienti che, se trattati in terapia intensiva, hanno buone probabilità di recupero, ma la cui prognosi sarebbe sfavorevole se non ricevessero il trattamento in questione; in altri termini, la precedenza viene data ai pazienti che possono trarre il massimo beneficio dal ricovero in terapia intensiva”. L’obiettivo è di “massimizzare l’utilità per il singolo paziente e per la totalità dei pazienti, ossia decidere in modo tale da salvare il maggior numero possibile di vite“.

Sull’opportunità di applicare ulteriori criteri quali l’estrazione a sorte, il principio ‘first come, first served’, la priorità a persone con un elevato valore sociale ecc., il documento è tassativo ed afferma che “tali criteri non vanno presi in considerazione”. Secondo gli ultimi dati della SSMI (22 ottobre), le capacità di terapia intensiva in Svizzera sono “attualmente sufficienti per curare tutti i pazienti in condizioni critiche” e “sono disponibili tra 950 e 1000 posti letto nelle 82 unità di terapia intensiva certificate dalla SSMI. Se necessario, precisa la SSMI, il numero di letti per terapia intensiva può essere temporaneamente aumentato in diversi luoghi.

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