Città a misura di ragazzi ?

Sicuramente no, non è così. Perché i minori soffrono, inutile nasconderlo  o  nascondersi  nel perbenismo  corrente (…tanto  hanno  tutto), non è proprio  il loro momento, poverini. E il grido d’ allarme lanciato dal Ministro della Pubblica istruzione  -contro la chiusura delle scuole a causa della Pandemia in corso-  che fa rischiare loro il disastro sociologico, psicologico, educativo e formativo, ne accentua il disagio e  sofferenza. Inutile ricordare, in sintesi, che i ragazzi sono individui dominati da diversi conflitti. Qui non si tratta di spezzare una lancia a loro favore, ma rimarcare che  c’è una aggravante delle loro condizioni, legata all’età, a causa del loro profondo senso di solitudine.

Risulta determinante saper cogliere i segnali che ci lanciano, affinché i disagi ed i conflitti non assumano  insostenibili  dimensioni o ad-dirittura rimangano irreversibili.

Infatti gli adolescenti, in modo particolare, non formano gruppi, ma aggregati, per  apparire uguali. E il fenomeno odierno   dell’ uniformismo  configura l’essere uguali  nei gesti, nella comunicazione in codice, soltanto così abbattono la loro profonda solitudine. Tutto ciò  dà loro  una congrua sicurezza, perché possono finalmente  specchiarsi nel gruppo, sentirsi uguali agli altri.

Sopraffatti, come siamo, da imperante ansia e confusione, manchiamo di ordine, che significa dover  mettere al posto giusto ciò che vale.

Quante cose ci mancano!

Non parliamo di denaro, economia, possesso delle cose, proprietà, ma i loro sorrisi, abbracci, riconoscenze, ammirazioni, il fine desiderio di emularci, giocare insieme, insegnare a vivere, soffrire, sperimentare; gli sguardi d’ammirazione e la loro bocca aperta dove sono? Maestri  Noi ed Allievi Loro?

Assolutamente tutto fuori rotta. Addio a relazioni  trasparenti e spensieratezza. La loro sconfinata curiosità verso il mondo risulta  assente e questo non ci meraviglia più. Sprofondiamo nell’apatia, dimentichi dell’infanzia, della loro sincera autenticità, siamo rimasti intrappolati in una sterile fase della nostra vita.

Tutto questo disorientamento non  ci  fa trovare utili risorse per affrontare la quotidianità. E non c’entra affatto il Corona Virus o Covid 19…abbiamo tralasciato i concetti  fondamentali di ciò che è l’educere, dove si formano i modelli di relazione, i giudizi di valore, l’autostima e le dimensioni del comportamento che ne derivano. Salviamoli  i ragazzi che si stanno trovando in piena povertà educativa, con la pandemia in corso che ne acuisce le disuguaglianze e onestamente, altresì aggiungendo  il deleterio e pericoloso rallentamento dell’impegno educativo delle tre grandi  classiche  agenzie , ovvero  Chiesa, Scuola, Famiglia.

Un po’ tutti ci  stiamo ritrovando in preda alla vulnerabilità culturale e si corre il rischio di perdere guide fondamentali, come costumi e abitudini, assunzione di responsabilità. Per i ragazzi il deficit  viene amplificato dalla mancanza di compagnia del  proprio amico, con cui si era capaci di parlare di cose che la  frequenza sociale, comunitaria, scolastica, ci consentiva di fare. L’importanza dell’età scolare è la cartina di tornasole che ci fa diventare esseri sociali. Naufragare in ciò è avere pochi titoli per una vita confortevole con i propri  simili…..è qui che succedono gran parte di fenomeni importanti, luogo ideale per rimediare idiosincrasie culturali, peculiarità di certi valori. La frequenza scolastica di presenza rettifica, modifica buona parte delle direttrici sbagliate date dalla evoluzione personale dei ragazzi, da genitori ed altri membri della famiglia.

Il mancato Ordine Sociale non garantisce più  il contributo più sostanziale dell’età scolare in frequenza: che si chiama adattamento sociale ,ovvero l’ingrandirsi delle capacità di cogliere le piccole differenze che si incontrano nella Vita.  Fenomeni, modelli e incentivi che nascono dal contatto con persone, all’incirca, della stessa età, con varietà di caratteristiche personali; dalla necessità di adattarsi, almeno in parte, ad esse. Diventa pertanto  propedeutico farli tornare insieme in Città, Scuola, Società.

Uno studio pubblicato sulla Rivista Nature Immunology, da esperti della materia, della Columbia University, rivela che “ i ragazzi eliminano il virus COVID 19, in maniera più efficiente e rapida, dunque potrebbero non  avere bisogno di una forte risposta immunitaria. Gli anticorpi  indotti dal SARS-COV-2- sono marcatamente diversi; vi sono pochi anticorpi neutralizzanti e pochi anticorpi specifici contro la principale proteina virale (SPIKE,la proteina di rivestimento del Virus) “.

Architetti, Urbanisti, Specialisti di Medicina dello Sport, hanno sempre contestato palazzinari, affaristi, speculatori, nelle urbanizzazioni selvagge, con la classe politica sempre rimasta loro tacitamente… asservita, mancando il requisito essenziale della pedonalizzazione, ovvero il raggiungimento a piedi di impianti e strutture sportive dove potere svolgere attività sportiva. Concentrati come sono, invece, in periferia. Con il paio dell’assenza di indispensabile  verde.

In parole povere tutto ciò sta a significare che  “il Futuro Capitale Umano” non è stato considerato, anzi trattato male o maltrattato.

Facciamo in modo che i ragazzi tornino a giocare, apriamo centri di aggregazione, oratori, campi scuola sportivi, palestre e lasciamoli cimentare in tornei, gare, campionati, meetings. 

Lasciamoli acculturarsi e sperimentare nuove indicazioni di crescita aprendo classi, scuole, percorsi formativi e corsi di approfondimento, cinema, teatri, concerti. 

Diamo loro la possibilità di migliorarsi nelle relazioni sociali, attraverso convegni, corsi di addestramento, con controlli  e test psicologici sulla loro vulnerabilità.  Ridiamo ai ragazzi la gioia di incontrarsi, di vivere la Vita, mantenendo ed obbligandoli ai  Dispositivi di Protezione Individuale, imposti dai dettami di legge, cogenti e vigenti:  

E’ DIFFICILE POTER AVERE UNA CITTA’ A  MISURA  DEI  RAGAZZI ? 

E’ un invito. E’ una proposta da tener presente nell’immediato futuro, quanto meno appena cessata l’epidemia in corso.  O dobbiamo abbandonare l’idea, il sogno di costruire una nuova  “Generazione di Fenomeni” ?                                                                                                              

Piero   Privitera

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