Informazione sanitaria

Covid: “Cannizzaro”, paziente a casa con telemedicina

L’azienda ospedaliera Cannizzaro ha attivato un programma pilota di telemedicina per l’assistenza a domicilio dei pazienti Covid-19, mediante ventilazione non invasiva e monitoraggio dei parametri vitali. E’ la prima iniziativa del genere in Italia che punta a decongestione ospedaliera, risparmiare posti letto, reinserire i pazienti in ambiente familiare con benefici psicosociali e ridurre il contagio per gli operatori sanitari. Lo studio è stato promosso dall’Unità di terapia intensiva respiratoria, diretta da Sandro Distefano, e di uno dei reparti Covid dell’ospedale e realizzato su indicazioni dell’assessorato della Salute della Regione Siciliana. I primi malati, dei 50 che il progetto inizialmente coinvolge, sono già in cura a casa, con ottimi risultati clinici. Il percorso prevede che il paziente risultato positivo al virus Sars-CoV-2 al pronto soccorso esegua una serie di esami (Tac torace, emogasanalisi arteriosa, saturimetria, esami ematochimici di routine e altro) sulla scorta dei quali può essere reclutato nello studio. Il paziente con determinati parametri inizierà la ventilazione non invasiva scegliendo il device più confortevole: maschera oro-nasale, total-face mask, casco da ventilazione. A 12 ore dall’inizio della terapia, in caso di buona risposta, può essere inviato a casa e incluso nel programma con monitoraggio in telemedicina. Lo studio può essere applicato anche ai soggetti ricoverati in area Covid, consentendo la deospedalizzazione di un certo numero di pazienti e dunque la riduzione dei tempi di ricovero. Il Cannizzaro assegna al paziente anche il primo ciclo di terapia di antibiotico, cortisone ed eparina, fornita dalla farmacia ospedaliera. A casa sarà con il suo ventilatore domiciliare sarà monitorato 24 ore su 24 dall’operatore di centrale situata in reparto. In caso di allarme, sarà avvertito il medico di guardia che valuterà la gravità dei parametri: se il quadro clinico sarà giudicato severo, il medico avvertirà il 118 che accompagnerà il paziente nel pronto soccorso per accertamenti.

La speranza di vita passa da 67 a 73 anni

Dall’ictus ai tumori, dalla demenza al diabete, le malattie non trasmissibili rappresentano 7 delle 10 principali cause di morte al mondo, mentre escono dalla triste classifica Aids e tubercolosi. In particolare le malattie cardiovascolari rimangono il killer numero 1 e rappresentano il 16% dei decessi totali per tutte le cause. A dirlo sono le Stime Globali sulla Salute 2019 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che confermano il trend in crescita della longevità: nel 2019 le persone vivevano 6 anni in più rispetto al 2000, con una media globale di 73 anni nel 2019 rispetto a quasi 67 nel 2000. Ma aumenta la disabilità. Le malattie cardiache restano la principale causa di morte a livello globale negli ultimi 20 anni, ma il numero dei decessi annui è aumentato di oltre 2 milioni dal 2000, fino a raggiungere quasi i 9 milioni nel 2019, e a segnare un aumento sono i paesi asiatici mentre l’Europa ha registrato un calo dei decessi del 15%. L’ Alzheimer e altre forme di demenza entrano tra le prime 10 cause di morte e sono al terzo posto sia in America che in Europa nel 2019. I decessi per diabete sono aumentati del 70% a livello globale tra il 2000 e il 2019, soprattutto tra i maschi. C’è invece una diminuzione globale dei decessi per malattie trasmissibili, anche se restano molto alti nei paesi a basso e medio reddito. Nel 2019, le polmoniti sono state classificate come la quarta causa di morte ma il numero globale di decessi è diminuito di quasi mezzo milione rispetto al 2000. Lo stesso vale per l’Aids, sceso dall’ottava causa di morte nel 2000 alla 19/ma nel 2019, e per la tubercolosi, passata dal 7/mo posto nel 2000 al 13/mo nel 2019, con una riduzione del 30% dei decessi globali. “Queste nuove stime ci ricordano che dobbiamo intensificare rapidamente la prevenzione, la diagnosi e il trattamento delle malattie non trasmissibili” e “migliorare drasticamente l’assistenza sanitaria di base a livello equo”, ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms.

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