Informazione sanitaria

Effetto colesterolo su rischio cuore dipende dai geni

L’effetto del colesterolo Ldl (il cosiddetto colesterolo “cattivo”) sul rischio di sviluppare un infarto miocardico dipende anche dai geni, e combinando le informazioni sul livello di questa sostanza con quelle sul Dna si possono identificare persone a maggior rischio cardiovascolare che sarebbero altrimenti invisibili ai modelli di rischio tradizionali. Lo afferma lo studio pubblicato sulla rivista scientifica Circulation, dell’ American Heart Association, e realizzato da Allelica, società di software di genomica.

Le malattie cardiovascolari, ricorda Allelica, sono la principale causa di morte in Europa, con quasi 4 milioni di decessi (43% di tutti i decessi) nel 2016. Lo studio pubblicato su Circulation mostra, in particolare, che le persone con livelli medi di colesterolo Ldl (130-160 mg/dl) ma con uno score poligenico elevato (Prs) hanno un rischio equivalente di soffrire di malattie cardiovascolari e infarto rispetto alle persone con ipercolesterolemia (> 190 mg/dl) ma con un Prs di valore medio.

La ricerca ha inoltre dimostrato che le persone con punteggi poligenici elevati possono ridurre il rischio di malattia se mantengono livelli ottimali di Ldl. “Il rischio di un individuo di avere un infarto o un ictus è determinato dall’interazione di molti elementi, essendo esso multifattoriale e poligenico – spiega Ciro Indolfi, Presidente della Società Italiana di Cardiologia -.

Questo studio suggerisce che i maggiori benefici dei farmaci che abbassano il colesterolo Ldl si otterrebbero negli individui con alti score di rischio poligenico”.

Vaccino: Fauci, necessario un richiamo entro 12 mesi

Un richiamo dei diversi vaccini anti-Covid sarà con tutta probabilità necessario almeno entro 12 mesi da quando si è ricevuta l’immunizzazione primaria, inclusiva della seconda dose.

E’ questa l’ opinione crescente tra molti esperti e le aziende stesse che hanno prodotto gli immunizzanti contro il Sars-Cov2, ora confermata da Anthony Fauci: “Sappiamo che l’efficacia di questi vaccini non dura tutta la vita ma e’ di almeno 6 mesi e probabilmente ben di più, perciò ritengo che un ‘booster’, ossia un richiamo rafforzante, sarà dovuto entro più o meno un anno dal primo”.

Il virologo statunitense ha quindi rassicurato che si potrà utilizzare un richiamo del vaccino ‘generale’, quello cioè diretto al Covid-19, senza le mutazioni : “Invece di pensare a creare booster specifici per ogni variante individuale, è probabile che un richiamo generale sarà sufficiente.”

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