Abbiamo appreso delle dimissioni programmate dell’on. Lombardo da Presidente della Regione e del-le conseguenti elezioni di fine ottobre per il rinnovo dell’assemblea regionale.
Una legislatura la XV sicuramente la più controversa e ricca di ribaltoni della storia.
Comprendiamo i motivi e le ragioni di una stagione politica di cambiamenti. Era necessaria una scossa al sistema di potere che vigeva nella Regione. Era opportuno un cambiamento, reso necessario dal logoramento dei rapporti di chi voleva mantenere le vecchie logiche e chi voleva innovare e cambiare nell’interesse generale, scardinando privilegi, rendite di posizione e affarismo.
Ho vissuto questo clima qualche anno e ne comprendo le ragioni. Lombardo ha tentato di cambiare regole, di cambiare consuetudini cristallizzate nel tempo, di ridimensionare una burocrazia abituata a decidere e determinare, ad eliminare sprechi, a dare ordine al precariato, a mettere ordine nella sa-nita’. E’ riuscito ad attuare il cambiamento ? Oltre la riforma sanitaria, votata e diventata legge anche con il mio personale contributo in aula e in commissione sanità, cosa è stato attuato sul piano delle riforme ? Poco. Sicuramente non per colpe di Lombardo.
Gradualmente lo scontro politico, la crisi economica, i problemi giudiziari, hanno prevalso sul buon governo, sull’attività istituzionale dell’Assemblea Regionale. Sono stati anni difficili, che ine-vitabilmente hanno paralizzato la vita politica portando alle imminenti e programmate dimissioni.
Un rammarico non avere speso tutte le risorse del fondo sociale europeo. Non avere inserito nel tessuto produttivo e non solo, le risorse. Colpa della burocrazia ? Cosa accadrà adesso? Difficile a dirsi. Quale maggioranza si formerà per un nuovo Presidente della Regione Sicilia ?
Le recenti elezioni hanno dimostrato che a vincere sono stati astensionismo e l’antipolitica.
Non credo ai movimenti di protesta che durano una stagione e che spariscono quando devono affrontare i seri problemi della governabilità degli enti pubblici.
Allora? Bisogna tornare a fare politica tra la gente e sentire gli umori, rinnovare la classe dirigente ma soprattutto cambiare il sistema elettorale perché la gente torni ad essere sovrana delle proprie scelte.
Orazio D’Antoni