Segnalazioni dai quartieri

Picanello :  Eternit  ovunque,  nelle  abitazioni,  nelle  scuole  e  nei  campetti

Che sia cancerogeno lo si sa da vent’anni, eppure Catania è ancora piena di materiale contenente amianto. Molti cittadini ignorano i rischi e per chi vuole smaltire nella legalità ci sono trafile lunghe e costose. Ma a mancare sono anche informazione e controlli. Vasche per l’acqua potabile, tubature, canne fumarie e coper-ture di capannoni : l’eternit è ancora ovunque, soprattutto nei quartieri di più antica urbanizzazione.

Da quasi 20 anni (legge 257/1992) è vietato l’estrazione, l’importazione, la commercializzazione, la produzio-ne e, dal 2005, anche l’utilizzo di materiali contenenti amianto. Perché altamente cancerogeno. Ma la legge non impone al privato la rimozione di manufatti in cemento-amianto, a patto che questi si trovino in buono stato di conservazione: il cittadino è obbligato solo a monitorarne periodicamente le condizioni e ad assicurar-si che sia integro. Prescrizione che a Catania è abbastanza disattesa, anche per gli alti costi di analisi e interventi.

Più il materiale è degradato più è alto il rischio che si sgretoli o si spacchi, rilasciando nell’aria fibre che, respirate, possono causare l’insorgere di malattie tra cui il tumore al polmone e alla pleura. Considerato che da diversi anni non vengono più utilizzati manufatti nuovi, possiamo immaginare che il processo di degradamento sia già co-minciato da parecchio tempo. Come nei tetti del quartiere Picanello, dove le classiche onduline contenenti amianto, di certo non in buono stato, fanno capolino più o meno uniformemente tra stradine e cortili. Qui, tetti sgretolati e lastre spaccate abbando-nate non mancano, anche vicino a villette di nuova costruzione, ad una scuola ed un campetto da calcio, dove ogni giorno studiano e giocano i bambini del quartiere.

Se qualcuno vede una vasca o una copertura in eternit in pessimo stato, non può fare nulla. Nonostante basti poco  ven-to a propagare la nocività del materiale. Nessuno può obbligare il privato a intervenire. E questi, eventualemente, deve farlo a sue spese, con trafila lunga e costosa: dismettere a norma una comune vasca per l’acqua potabile, ad esempio, costa circa 400 euro, perché bisogna affidarsi esclusivamente a ditte autorizzate. Ma nessun ente si occupa di monitorare il privato affinché faccia controllare i materiali di sua proprietà. E, poi, tanti abbandonano i rifiuti pericolosi nei cassonetti o nelle discariche abusive. …chiamando la segreteria dell’assessorato al Comune  il cittadino può solo re-perire informazioni sulle ditte autorizzate alla rimozione: semplicemente scandaloso!

 

Lillo Coniglio

Parco  Gemmellaro: un appello di civiltà

Un parco che molti vorrebbero nel loro quartiere a due passi dalle loro case, dove portare i propri figli o dove i nonni vorrebbero giocare con i propri nipoti, dove esiste anche un parco giochi e molto verde e soprattutto dove si respira un po’ d’aria pulita visto che è situato un po’ fuori dal centro.

Possiamo ricordare che il parco e un po’ una creatura nata grazie all’ex assessore Orazio D’Antoni, che ha voluto questa bella strut-tura per i residenti della zona ma anche per questa parte di peri-feria che ha avuto, così, un’opportunità che, prima non aveva mai avuto. E che, quindi, dobbiamo preservare, tutt’insieme.

Per questo, con questa nota, voglio sensibilizzare quanti fre-quentano il parco;
soprattutto quelli che ci portano a spasso i propri cani: il parco serve soprattutto per il gioco dei bambini, ed i genitori non devono stare a zig zagare tra gli escrementi.

I proprietari dovrebbero cercare di pulire e ricordarsi di un vec-chio slogan, sempre valido: lasciare pulito è più
facile che pulire.

Francesco Rao

 

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