I film del grande schermo

recensioni a cura di Franco La Magna

DETENUTI SHAKESPIRIANI E COMMEDIE TRAGICHE

Cesare deve morireUn lungo prologo di “verifica” delle doti artistiche, che si di-pana tra pianto e rabbia. Poi il metodo, lo studio, le prove, l’identificazione (Stani-slaskij), l’estraniazione (Diderot), la rappresentazione. Ci si può chiedere quanti (e quali) livelli di finzione contenga “Cesare deve morire” (2012) di Paolo e Vittorio Taviani, riscrittura dell’immortale tragedia shakespiriana, Orso d’Oro alla “Berlinale”, dove ormai l’Italia sembrava essere stata cancellata d’ufficio. Tutt’altro che un dejà vù, l’idea di “promuovere” attori un gruppo di detenuti delle carceri di massima sicurezza di Rebibbia, si è rivelata (sotto l’apparentemente invisibile regia cinemato-grafica dei Taviani e gl’insegnamenti di Fabio Cavalli, metteur en scène teatrale) drammaturgicamente dirompente, esplosione di vitalità repressa, fonte d’improvvise accensioni d’orgoglio, liti, ripensamenti, pentimenti, aneliti di libertà… Gonfio di ful-minanti “metaracconti”, una delle soluzioni estetiche ricorrenti dei fratelli-registi toscani, “Cesare deve morire”, falso docu-fiction, sapientemente costruito, sfrutta al meglio potenzialità espressive e la vita vissuta dei detenuti e fin dalle prime battute (quelle della scelta degli “attori”) si muove su piani in continua interazione,, collegando alternativamente le parti (il montaggio è del “sodale” Perpignani, anch’egli indiscusso mae-stro) in un continuum talvolta espressionistico. Il bianco e nero del “reale”, della vita, lascia posto al colore, soltanto nella finzione esaltante della rappresentazione. Ed in questa dissimulazione (ancor più dell’aver reso attori i detenuti) sta la grandezza dell’opera: fare credere alla dialettica realtà-finzione, laddove tutto e solo e soltanto inganno scenico (per quanto, paradossalmente, fondato anche su elementi di vita vissuta). Nota di merito a Nanni Moretti che lo distribuisce con la sua “Sacher”. Interpreti: Giovanni Arcuri (Cesare, ora autore di un libro), Cosimo Rega (Cassio) Antonio Frasca (Marcantonio), Maurilio Giaffreda (Ottavio), Salvatore Striano (Bruto, oggi attore), Fabio Cavalli (direttore del Teatro), Juan Dario Bonetti (Decio), Francesco Carusone (Warhsager), Vincenzo Gallo (Lucio),  Rosario Majorana (Metello), Francesco De Masi (Trebonio), Gennaro Solito (Cinna). Alcuni di loro, condannati all’ergastolo, probabilmente non lasceranno mai le carceri, dove un elemento del gruppo tornando prende coscienza della propria condizione: “Da quando ho conosciuto l’arte, questa cella è diventata una prigione”. Arte come liberazione, ma altresì disperazione per coloro condannati a “fine pena mai”.

Due tragedie affrontate con toni di commedia. Philippe riccone paraplegico a seguito d’un incidente di parapendio che lo paralizza totalmente, ritrova guizzi di vita attraverso uno scoppiettante badante di colore (dalla fedina penale non proprio immacolata) anticonvenzionale, dissacrante e non raramente maleducato. Il francese Quasi amici (2012) regia del tandem semisconosciuto Eric Toledano-Oliver Nakache (anche sceneggiatori), infila la strada giusta e scopre un formidabile François Cluzet (nei panni di Philippe). Tiene bene bordone Omar Sy (il badante). Ispirato ad una storia vera,, gli ultimi fotogrammi mostrano en passant i veri prota-gonisti. Interpreti: François Cluzet, Omar Sy, Anne Le Ny, Audrey Fleurot, Clotilde Mollet,Cyril Mendy, Christian Ameri, Grégoire Oestermann, http://trovacinema.repubblica.it/attori-registi/josephine-de-meaux/411587François Caron. “Cancer-movie” antipietistico anche l’americano 50/50 (2011) di Jonathan Levine, aggressione improvvisa (come sempre avvie-ne) del misterioso male oscuro, abbattutosi sulla vita tranquilla del giovane Adam, che non beve, non fuma ed è un vero modello di correct-life.  Attraverso una lenta “autorieducazione” sentimentale, verificando le proprie e le altrui reazioni (compreso il tradimento dell’amata) e rivendendo la propria weltanschauug, Adam scoprirà una diversa dimensione esistenziale e (inguaribile ottimismo made in USA) troverà un nuovo amore e saprà sfruttare al meglio quel 50% di probabilità di vita. Presentato in concorso al “Torino Film Festival” dello scorso anno. Gradevolmente interpretato da un team apprezzabile. Interpreti: Joseph Gordon-Levitt, Seth Rogen, Bryce Dallas Howard, Anjelica Huston, Serge Houde Andrew Airlie, Matt Frewer, Philip Baker Hall,Donna Yamamoto

 


Nel rispetto del provvedimento emanato, in data 8 maggio 2014, dal garante per la protezione dei dati personali, si avvisano i lettori che questo sito si serve dei cookie per fornire servizi e per effettuare analisi statistiche completamente anonime. Pertanto proseguendo con la navigazione si presta il consenso all' uso dei cookie. Per un maggiore approfondimento clicca qui.

Nel rispetto del provvedimento emanato, in data 8 maggio 2014, dal garante per la protezione dei dati personali, si avvisano i lettori che questo sito si serve dei cookie per fornire servizi e per effettuare analisi statistiche completamente anonime. Pertanto proseguendo con la navigazione si presta il consenso all' uso dei cookie.

Chiudi