VII puntata
I ^ – premessa ( ad Gentes n. 3 – marzo 2012 )
II^ – Rerum Novarum ( ad Gentes n. 4 – aprile 2012 )
III^ – Quadragesimo Anno ( ad Gentes n. 5 – maggio 2012 )
IV^ – Mit brennender Sorge e Divini Redemptoris ( ad Gentes n. 7/8 – luglio/agosto 2012 )
V^ – Fulgens Radiatur ( ad Gentes n. 9 – settembre 2012 )
VI^ – Mater et Magistra ( ad Gentes n. 10 – ottobre 2012 )
La “Pacem in terris“, definita il “testamento del Papa buono“, venne promulgata l’11 apri-le del 1963, 53 giorni prima del decesso di Giovanni XXIII.
Pochi mesi prima, in ottobre, la pace sem-brava subire una drammatica sconfitta con lo scontro tra l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti d’America, nella vicen-da dei missili sovietici a Cuba e con il blocco dell’isola da parte di Kennedy.
In quell’ora, Papa Giovanni da coraggioso pacificatore, convinse i due contendenti a ripristinare la pace, sia pure sul rischioso equilibrio della guerra fredda. E l’11 aprile, consegnava la sua ultima enciclica, in cui dava testimo-nianza di un sorprendente ottimismo e di grande fiducia in Dio e nell’uomo; in cui interpretava l’ansia planetaria di pace e la volontà di aprire il dialogo con ogni uomo.
Nella Pacem in terris Giovanni XXIII si rivol-ge non solo ai Vescovi e ai credenti di tutta la Chiesa nel mondo, bensì “a tutti gli uomini di buona volontà“.
La pace viene definita come “anelito profondo degli esseri umani di tutti tempi e può essere instaurata e consolidata solo nel rispetto dell’ordine stabilito da Dio”. Al centro di questa convivenza ordinata e feconda “va posto come fondamento il principio che ogni essere uma-no è persona, cioè dotato di intelligenza e di volontà libe-ra; e quindi soggetto di diritti e doveri che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa na-tura: diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili“.
Sono diritti fondamentali dell’uomo: il dirit-to alla vita, all’integrità fisica ed alla libertà religiosa, il diritto d’emigrazione e immigrazione sino al diritto di partecipazione attiva alla vita pubblica e politica. Ma “nella convivenza umana ogni diritto naturale in una per-sona comporta un rispettivo dovere … e ogni diritto fon-damentale della persona trae la sua forza morale insoppri-mibile dalla legge naturale che lo conferisce, e impone un rispettivo dovere“. Solo il rispetto di tali diritti-doveri fonda una convivenza umana ordinata e pacifica, secondo un ordine morale oggettivo, che chiede di essere accettato da tutti, di essere vivificato dall’amore e realizzato nella libertà e nella responsabilità.
Dopo l’introduzione, le questioni poste dalla “Pacem in terris” sono organizzate nei seguenti capitoli:
I – L’ordine tra gli esseri umani; II – Rapporti tra gli esseri umani e i poteri pubblici all’interno delle singole comunità politiche; III – Rapporti tra le comunità politiche e IV – Rapporti degli esseri umani e delle comunità politiche con la comunità mondiale ed in una parte finale di richiami pastorali.