Vuolsi così, colà dove si puote, ciò che si vuole

L’editoriale del mese di Gennaio di quest’anno, a firma del nostro caro dott. Orazio D’Antoni, metteva in risalto la sfiducia crescente dei cittadini nei confronti della Politica. E non è che l’analisi condotta sia lontana dal dramma di intere famiglie. In un Paese che stringe la cinghia, assistiamo ancora a ruberie, saccheggi, truffe organizzate da manager e scandali d’ogni sorta. Banche, centri di potere politico – finanziario, malsane, formazione professionale con docenti in numero superiore agli alunni e, senza che ancora (!) siano iniziate le lezioni, nascosta gestione dei  derivati, appalti pilotati ecc.

 

Se questo è l’attuale panorama della Cosa Pubblica, certo che non  è un Belvedere.

All’autocritica e disciplina la classe politica attuale, davvero indecorosa, ha anteposto l’arricchimento.

E  l’inerme cittadino comincia ad avere paura.  Che fare? Astenersi, votare scheda bianca, far dichiarare voto nullo o altro ancora?  Affatto.

Intanto comincerei col suggerire che non andare a votare accelera il processo ed il senso del disagio e dell’abbandono in cui ci si sente. Poi, aderirei all’invito di Mons. Crociata e del Card. Bagnasco, che, pur tratteggiando un Paese stanco del  “Professionismo esibito da taluni in fase elettorale”, invitano a rimanere vigili sui valori irrinunciabili, quali Vita, Famiglia, Lavoro, Solidarietà, Rispetto per i simili, Onestà, Onore del dovere compiuto, ecc., anziché  l’assunto che i centri di potere vogliono far passare  e cioè:  “Vuolsi  così, Colà dove si puote, ciò che si vuole… e più non dimandare…” . Questo, era il concetto espresso dal Sommo Poeta, nel  capolavoro del canto dell’Inferno….  Ma si riferiva al  Potere di Dio !  Anche se, qui da noi, siamo in pieno  Inferno. Ecco, questa è la differenza che dovremmo cogliere e nell’andare a votare, scegliendo i nostri  candidati.  Votiamo ed eliminiamo gli arroganti che si credono dei padreterni. Riproponiamo una scaletta di valori irrinunciabili e facendoli  presente  ai  vari candidati, facciamoli impegnare a sostenerli, promuoverli, realizzarli.

 

Valorizziamo il capitale umano, prima ancora di quello economico o del profitto.

 

E  chiedo scusa ai miei sette amici lettori per il lungo preambolo, ma è quello che è emerso, tuffandomi nel monitoraggio del territorio, ascoltando alcuni:

Pippo è un padre di famiglia, due figli. Il grande sbarca il lunario facendo l’allenatore di squadre dilettanti. L’altro disoccupato. Pippo ha lavorato per quarant’anni al Comune di Catania. Pensionato con millequattrocentododici euro mensili. E’ inc…ato nero; per appena dodici euro al mese non riceve l’adeguamento Istat. Per il nostro sistema è benestante, al pari del dottor Sottile (Amato )che gode d’un privilegio mensile di trentaduemila euro ! Questa  è l’odierna  equità fiscale.  O no ?

Nunzio, 52 anni appena compiuti, non sa nemmeno quando andrà in pensione. Quattro figli, due in età lavorativa, uno precario, l’altro nemmeno questo. Un figlio celiaco; paga il ticket sanitario perché non rientra tra gli esentati. Dovrebbe fare uscire dal foglio famiglia il figlio. Farlo risultare come nucleo a parte per godere dell’esenzione. Questo è il nostro vigente sistema sanitario e previdenziale.

Sono soltanto due esempi di come nessuno, ancora prima di legiferare, provveda a documentarsi o informarsi delle reali condizioni delle Famiglie. Anche se “dura  lex  sed  lex…”.

Valutiamo allora il volto che vogliamo dare allo Stato:  una grande Famiglia di Persone o un ammasso, un groviglio di interessi ? Stiamo diventando un agglomerato di individui, tante isole, invece di  una rete di relazioni su cui ciascuno di noi può contare, specie come oggi, nel caso di maggiore fragilità e vulnerabilità. Con la L.328/2000, si era provveduto a legiferare, ma non a renderla esecutiva, questa protezione sociale meglio conosciuta come sistema Welfare. Non si tratta di regali o di qualcosa da accogliere con deferente stupore dalla  gente comune, quello che uno Stato dovrebbe disegnare, come protezione sociale, per i propri cittadini,

E’ il Welfare, ovvero Benessere, scaturente da un Diritto Costituzionale. Esso nasceva il primo agosto 1908 in Gran Bretagna ed era una pensione di vecchiaia per  tutti i cittadini  al di là dei settant’ anni, con bassi redditi.  Infatti, poco dopo tutti gli uffici postali iniziarono a pagare, ogni venerdì. Ben presto, nelle campagne, le vecchiette si presentarono agli sportelli, con mazzi di fiori e ceste di frutta, per contraccambiare quello che ai loro occhi poteva significare un regalo o una magnificenza governativa.

Oggi non è più così, si tratta di equità, di diritti acquisiti, di rispetto dei contratti di lavoro che mancano. E’ indispensabile che le competenze migliori cooperino in uno sforzo solidale per il rilancio del Paese, stante l’attuale fase di stagnazione e depressione,  per la quale la gente ha accettato pesanti sacrifici.

Votiamo, dunque, e con grande coscienza; non avremo bisogno di alcun guru dell’Economia per la nostra ripresa ed il nostro riscatto sociale.

 

Piero    Privitera

 

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