Festeggiamo il “carnevale” ? Si, ma cosa vuol dire ?

Tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo di ogni anno (a secondo del “calcolo della Pasqua”) tutti noi festeggiamo quella pazza gioia che si chiama carnevale.

 

Ce ne sono tanti dalle nostre parti, da quello di Acireale a quello di Misterbianco, e ancora quello di Palazzolo, di Bronte, di Paternò e di Avola, solo per citarne qualcuno.

Ma lo si festeggia, in piccolo, anche in altri paesini e, ancora più in piccolo, nelle scuole e nelle molteplici feste private. Un vero fiume di pazzia ci porta tutti a mascherarci con costumi classici o decisamente poco presentabili, purché si faccia festa con stelle filanti e coi classici coriandoli.

 

Ma la festa di carnevale, in realtà, cos’ è?

 

Partiamo dall’etimo: “carnevale” è un termine che si ritrova scritto per la prima volta, dunque già in uso “orale” da diverso tempo prima, nei testi di un giullare del 13° secolo chiamato Matazone.

Il termine è la trasposizione di “carnem levare” (togliere, eliminare la carne).

Sostanzialmente, il giorno (il martedì grasso nella tradizione cristiana) in cui si dovrebbe dare fondo a tutte le riserve di carne accumulate in questo inverno e, intrecciando il rito profano con quello cristiano, iniziare il periodo di astinenza chiamato Quaresima.

E’ bene dire, inoltre, che tale festa tradizionalmente è in usanza solo da noi, ovvero nei paesi cristiani. Se provate ad andare negli Usa non troverete tanti caroselli festanti, anche se, come avviene con Halloween da noi, qualche commistione di usanze sta avvenendo in questi ultimi anni.

 

Il carnevale di per se è una festa profana.

carnevaleTrae origine dalle dionisie greche, una sorta di festività con svariati giochi, e dai saturnali romani, festeggiamenti in onore del dio Saturno.

Altre ipotesi fanno risalire tale festività ad altre che si svolgevano in Babilonia durante l’equinozio primaverile, con la lotta in maschera del dio Marduk e del drago Tiamat; altri ancora riconducono il carnevale ai festeggiamenti per la dea egiziana Iside e ad altri che si svolgevano nell’antica Mesopotamia.

 

Tutte ipotesi, qualcuna più ovvia, ma che hanno un unico comune denominatore: le feste in maschera e più di un riferimento a qualcosa che doveva rinascere, anche spiritualmente parlando.

 

Per il carnevale così come lo intendiamo oggi bisogna passare al medioevo e oltre.

Diversi sono i “carnevali” che si contendono lo scettro del più antico. Qualcuno parla del “bacanal” che si svolgeva a Verona; qualcun altro indica quello di Fano come il più indietro nel datario; e poi ci sono anche i canti carnascialeschi della Firenze dei Medici. Per non parlare del carnevale storico di Venezia. Insomma, nessun accordo.

 

La tradizione del carnevale, sebbene essenzialmente italica, si è espansa negli anni anche in altre nazioni. Ovviamente nel Sudamerica, dove il più famoso è quello di Rio de Janeiro, ma ve ne sono anche a Cuba, in Colombia e in Argentina. Feste vi sono anche in Francia (in testa Nizza), Germania (Colonia e Magonza), Portogallo (Funchal), Spagna (particolare quello di Cadice), Svizzera (famoso quello di Basilea) e perfino in Russia e negli Stati Uniti (San Francisco e New Orleans).

 

Carnevale sì o carnevale no?

 

La tradizione cristiana ha da sempre ritenuto tale rito pagano, ma accettabile ai giorni nostri.

Anche perché si sono via via persi i rituali più scandalosi, e mantenuti quelli più festosi e di svago.

Cosa che non deve mancare in tempi di crisi come questi.

                                                                                                                                                 Diego Vitale 

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