Una domenica pomeriggio guardando una nota trasmissione alla televisione sul canale nazionale, riflettevo sul ruolo educativo e sull’obbiettività del conduttore e dei convenuti.
Notavo come oggi non pensare in un certo modo significa uscire dal coro ed essere additato come diverso, non allineato.
Ho assistito ad una trasmissione televisiva che quasi processava in diretta un politico regionale accusato di peculato. Erano presenti avvocati e testimoni e i giornalisti facevano da Pubblico Ministero.
Comprendo le ragioni della televisione che pur di raggiungere l’audience asseconda i gusti del momento dei telespettatori.
Non comprendo però questa gogna mediatica, questa tendenza a crocifiggere e a condannare prima di un giusto processo come se fosse una sentenza già scritta.
Mi vengono in mente i tempi degli antichi romani e in particolare le battaglie dei gladiatori nel Colosseo, alla fine il popolo decideva, al culmine dell’eccitazione e del sadismo se il malcapitato sconfitto doveva vivere o essere ucciso.
La vita o la morte erano decise da un giudizio influenzato da un emozione o da un momento.
Ad oggi non è cambiato nulla.
Esiste oggi la giustizia ?
La televisione, i media in generale, i social network sono attendibili ?
Hanno rispetto per la persona, per i sentimenti per la vita privata ?
Conosco persone molto mediocri che si sentono grandi e realizzati dietro una tastiera, solo perché esprimono giudizi sulle persone, pubblicano e divulgano notizie senza verificare se è tutto vero o etico.
E’ opportuno forse dare delle regole.
E’ giusto riportare informazioni, ma non ritengo corretto
mettere alla berlina e soprattutto condannare senza processo persone che non possono difendersi magari da accuse ingiuste?
Pero’ nel frattempo hanno perso la credibilità e onore.
E’ giusto tutto questo?
Orazio D’Antoni