Eugene Ionesco è stato uno dei mag-giori autori del “Teatro dell’assurdo’’; mi ha colpito una frase di una sua intervista: “Mi precipito al telefono ogni volta che suona, nella speranza, ogni volta delusa, che possa essere Dio che mi telefona,o almeno uno dei suoi angeli di segreteria’’.
Ionesco nella tarda età si accostò ai temi religiosi ed è profondamente religiosa questa affermazione.
La solitudine esistenziale, l’abbandono, la vecchiaia per molti significa la chiusura con il mondo con le relazioni, con la vita normale. Ed ecco l’attesa, l’attesa di un squillo di un telefono o il campanello di una porta che non si aprirà mai.
Penso ai nuovi poveri, ai giovani disoccupati, ai meno giovani usciti dal mondo del lavoro. Alle famiglie in difficoltà che non arrivano alla terza settimana: suonerà un telefono per loro? A questa società che emargina sempre di più, alla politica lontana dalla gente, alla giustizia sempre meno giustizia e alle solitudini che questo sistema genera sempre di più.
L’attesa e la paura di stare soli attanaglia anche coloro i quali sono circondati da tanta gente; anche i potenti sono fragili e soli dentro, consapevoli di avere vicini solo gente interessata.
Ci sono per fortuna persone disinteressate che si ricordano di noi, della nostra anima della nostra vita.
C’è bisogno di Dio, di un Dio che risorge che entri nella nostra anima colma di solitudine e paura.
Aprite le porte a Cristo, aprite i vostri cuori.
Cristo porti pace e ci colmi lo Spirito di vita e amore.
Il messaggio della Pasqua deve essere un augurio affichè il credente apra il cuore alla vita e all’amore, al perdono e alla piena disponibilità per il prossimo.
Ai non credenti possa la Pasqua conservare dentro la tensione della ricerca e dell’attesa di Dio.
Sicuramente qualcuno busserà alla porta.
Buona Pasqua a tutti voi cari amici !
Orazio D’Antoni